NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 5 dicembre 2009

Risorgimento tradito


di Aldo Cazzullo

Incredibile che siano gli intellettuali ed i politici della maggioranza a ripetere le tesi gramsciane sul Risorgimento privo di sostegno popolare.
Un idea discutibile, se non falsa, che contraddice lo spirito e la realtà del 1848.
Ci dev'essere davvero qualcosa di masochista in questa destra ampiamente maggioritaria nel Paese che però non sa vincere, non conosce moderazione, sente gli istinti profondi della società ma non la storia patria, i suoi valori, le sue figure. Che l'attacco al risorgimento - capolavoro della Destra storica - arrivi da destra è davvero una bizzarria della storia; sino alla scena da teatro dell'assurdo dei primo ministro che - alla vigilia del l50° anniversario dell'unificazione - si presenta a un raduno di giovani nazionalisti sventolando un libello papalino e antiunitario.

Nessuno si illude che una parentela unisca i politici di oggi a un Cavour o a un D'Azeglio. Così come è normale che la Lega, fondata in nome della secessione, esecri l'unità. Ma è incredibile che siano ora gli intellettuali e i politici della maggioranza a ripetere le antiche tesi gramsciane sul Risorgimento privo di sostegno popolare. Un'idea discutibile, se non falsa, che contraddice lo spirito e la realtà del 1848: i palermitani che per primi insorgono e ottengono la Costituzione; i torinesi che oggi sera sfilano sotto la reggia invocando la guerra all'Austria; i milanesi che cacciano Radetzky; i bresciani che lottano per dieci giorni contro il più potente esercito d'Europa; tutte le città venete insorte (eccetto Verona, caserma delle giubbe bianche, che nel 1866 al momento di ritirarsi spareranno sulla folla in festa); l'eroica resistenza dei veneziani; i volontari accorsi da Roma e da Napoli, gli studenti toscani disfatti a Curtatone e Montanara; le violenze della soldataglia austriaca sui ferraresi e quelle dei mercenari papalini a Perugia... Poi, certo, come sempre nella storia esiste la zona grigia, vasta e numericamente maggioritaria, di chi esita, di chi tira a campare, di chi non ha l'età, di chi corre in soccorso del vincitore. Però non mai è la zona grigia a decidere il corso delle cose.

L'unificazione sarà celebrata, ma il Risorgimento è fuori moda. Non ispira film, romanzi, fiction. È studiato poco e di mala lena. Peccato, perché è storia affascinante, di eroismi e di intrighi, di personaggi nobili e rocamboleschi. A cominciare da un re mai preso troppo sul serio. Vittorio Emanuele II, di cui però non è inutile rileggere alcune pagine, per ricordarsi come si esprime un uomo di Stato. Ad esempio la lettera a Costantino Nigra, alla vigilia della seconda guerra d'indipendenza: "Io parto domattina per la campagna con l'esercito. Ecco il mio testamento: se sarò ucciso voi l'aprirete e avrete cura che tutto ciò che vi si trova sia eseguito. Io procurerò di sbarrare la via di Torino; se non ci riesco e se il nemico avanza, ponete al sicuro La mia famiglia e ascoltate bene questo: vi sono al Museo delle Armi quattro bandiere austriache, Prese dalle nostre truppe nella campagna del 1848 e là deposte da mio padre. Questi sono i trofei del la sua gloria. Abbandonate tutto, al bisogno, valori, gioie, archivi, collezioni, tutto ciò che contiene questo palazzo, ma mettete in salvo quelle bandiere. Che io le ritrovi intatte e salve come i miei figli. Ecco tutto quello che vi chiedo: il resto non conta".

http://blog.aldocazullo.it

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