NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 2 maggio 2011

La stanza di Mario Cervi

articolo di domenica 01 maggio 2011

di Redazione

Passano gli anni, si offuscano i ricordi dei tanti avvenimenti, ma non credo d’essere l’unico a ricordare che il 18 marzo del 1983 in esilio moriva l’ultimo Re d’Italia. Provai un forte dolore, come se fosse scomparso un mio caro parente. Mi sentivo triste per come l’Italia repubblicana aveva trattato il mio sovrano. Non gli era stato concesso di morire nella sua patria da dove era partito nel 1946, dopo il dubbio referendum istituzionale. Ma voltando pagina sulle polemiche, a distanza di ventotto anni dalla sua morte, pensavo che quella pagina potesse essere riscritta, ricordandolo nei festeggiamenti per i 150 anni della nascita dello Stato italiano. Invece, si è festeggiato abbondantemente, ma non si è parlato di un Re come lo fu S.M. Umberto II di Savoia. Non una parola sulla sua figura di Re che sacrificò il potere per il bene dello Stato appena uscito da una guerra civile. Eppure il sovrano era morto in esilio, nell’indifferenza totale dei parlamentari italiani, troppo impegnati in altre faccende. Quelle migliaia di italiani che varcarono il confine per andare ai suoi funerali ebbero disagi alla frontiera che potevano essere evitati. Quest’anno sul mio balcone ho esposto la bandiera del Re e d’ora in poi lo farò nel giorno della festa della Repubblica e il 18 marzo, anniversario della sua morte. Lo faccio e lo farò fino all’ultimo giorno della mia vita. Spero che le spoglie di Re Umberto II e di suo padre possano riposare al Pantheon, come dovrebbe essere, altrimenti mio malgrado lo onorerò nella Savoia dove è sepolto a Hautecombe vicino al lago di Bourget. Come da tanti anni faccio e sempre con tanta tristezza.
Emilio Del Bel Belluz

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