NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 4 giugno 2011

MAI SOPITE LE POLEMICHE SUI MISTERI DI QUEL REFERENDUM

REPUBBLICA E MONARCHIA
di Ruggiero Capone


Circa 65 anni fa la maggior parte degli italiani non erano laici né, tanto meno, repubblicani, soprattutto pochissimi tra loro erano antifascisti. Il 70% di loro non aveva mai viaggiato su un veicolo a motore, l’analfabetismo caratterizzava la maggior parte del proletariato urbano e rurale, il delitto d’onore era ritenuto una prerogativa da non toccare, per evitare di toccare nell’intimo le classi più indigenti.
Ma per un miracolo (laico e colto) il 18 giugno 1946 nasceva la Repubblica italiana, ed a seguito del referendum istituzionale del 2 giugno ’46. Così mutava la forma dello stato italiano nel subito secondo conflitto mondiale. Ma la borghesia italiana, che controllava i partiti, aveva già da tempo attribuito alla monarchia (nello specifico a Vittorio Emanuele III) la responsabilità di aver appoggiato il fascismo e d’aver coinvolto l’Italia in una guerra disastrosa.
Solo la componente più conservatrice della borghesia ravvisava il rischio che l’abbattimento della monarchia, simbolo d’unità nazionale, avrebbe lasciato l’Italia (appena uscita da una guerra) priva d’un fattore legante. Vulnerabile al mai chetato regionalismo.
Ma che lo Stivale stesse incamminandosi verso il superamento della monarchia lo s’intravide nel ’44, quando Palmiro Togliatti (segretario del Pci) pronunciava una discorso passato alla storia come “svolta di Salerno”: il più lucido tra i comunisti (il Migliore) voleva accantonare la questione istituzionale fino alla fine della guerra, e pian piano iniziando a preparare il popolo alla repubblica.
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