NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 19 marzo 2013

Mezza Italia votò il Re eppure la monarchia fu subito dimenticata





di Mario Cervi
Dom, 17/03/2013


Forse non l'avete notato, ma in questi tempi di acceso e amaro dibattito sui destini d'Italia e sulle riforme istituzionali da adottare manca all'appello un tema che, stando alla storia patria, dovrebbe essere, se non dominante, almeno rilevante.


Il tema della scelta tra monarchia e repubblica che dominante fu di sicuro 67 anni or sono, quando al popolo spettò di decidere cosa volesse. Quasi la metà dei votanti si pronunciò per la monarchia. Di quell'imponente esercito elettorale oggi non rimane nulla.

È vero che la Costituzione italiana pretende l'irreversibilità della scelta repubblicana fatta il 2 giugno 1946. Ma le perennità delle leggi sono sempre provvisorie. Se davvero la corona avesse significato ancora qualcosa in questi ultimi decenni e significasse ancora qualcosa adesso ce ne saremmo accorti. Invece zero. Gli italiani disistimano la Repubblica, i suoi partiti, le sue leggi, ma se ambiscono al nuovo lo vedono nelle mattane del grillismo, non in un ritorno ai solidi valori tradizionali della monarchia. Semmai ci sono nostalgie per il fascismo, per il suo Dux. Il Rex rimane invece confinato nella Nomenklatura marittima. Non che manchino, nell'ambito storico e culturale, ricordi e rimpianti. Ma coinvolgono gruppi o gruppuscoli. A me pare che i Borbone di Napoli abbiano una tifoseria più numerosa o almeno più chiassosa - nel nome di un meridionalismo spavaldo - di quella spettante ai Savoia. Queste considerazioni mi sono venute a mente perché il professor Aldo A. Mola, piemontese purosangue e sabaudo convinto, mi ha segnalato un anniversario di questi giorni. Trent'anni fa, il 18 marzo 1983, si spegneva a Ginevra Umberto II, ultimo re d'Italia. Per onorarne la memoria i fedeli del re e gli studiosi di quel tempo infuocato sono stati invitati ieri a un convegno nel santuario di Vicoforte nel cuneese. Bella e opportuna l'iniziativa. Quel sovrano malinconico che ha galleggiato sugli avvenimenti anziché determinarli, ma che ne fu ugualmente protagonista, merita l'attenzione degli storici.

La merita per la sua tormentata biografia e anche per l'interrogativo cui ho più sopra accennato, e che ripropongo. Come mai la mezza Italia monarchica si è liquefatta? Mi azzardo grossolanamente a rispondere che la mezza italia monarchica non era monarchica. O se aveva una monarchia nel cuore era quella di Franceschiello. Al Savoia andarono massicciamente i voti meridionali, ossia delle regioni dove più incalzanti sono adesso le polemiche contro i piemontesi oppressori e assassini, e dove l'amministrazione borbonica viene generosamente descritta come saggia e illuminata. I borbonici votarono per il sabaudo, e i sabaudi votarono in larga maggioranza per la repubblica.
Gli è che nel referendum la maggior parte dei voti monarchici non venne da fedeli del re o da estimatori dell'istituzione da lui impersonata. Venne dai moderati - sempre maggioritari in Italia, Grillo o non Grillo - che immaginavano con angoscia un domani affidato ai vocianti agitprop della sinistra. Poi, instaurata la repubblica e affidata a personaggi come Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi, i moderati capirono in fretta che la Dc, non la monarchia, era la loro tutela. Da quel momento la fede monarchica fu da quasi tutti buttata alle ortiche. Ossia agli storici, il che fa lo stesso. La storia è maestra di vita, ma la vita se ne infischia della storia, quando le è d'intralcio. Grillo a Roma, Umberto II a Vicoforte.

.
A margine dell'articolo di Mario Cervi ci permettiamo alcune povere considerazioni. Perché l'elettorato monarchico si è liquefatto? Forse perché ci siamo divisi troppo, forse perché eravamo troppo onesti, forse perché non eravamo abbastanza squali in un mare che di squali si è subito popolato, forse perché i nostri leader non hanno guardato troppo lontano.
Ma basta volgere un po' lo sguardo all'indietro per trovare una miriade di partiti monarchici, di organizzazioni monarchiche, di associazioni monarchiche. Con gente preoccupata più del proprio partito/sigla  che del bene della Monarchia e del  Re Umberto II.
Gli altri sconfitti della storia, i fascisti, seppero trovare nel MSI un castello nel quale, arroccati, hanno saputo sopravvivere fino ai giorni nostri arrivando ad esprimere ministri e presidenti della Camera dei deputati . Salvo poi crollare miseramente, svenduti da quello che avrebbe dovuto essere il loro leader e si è invece improvvisamente mostrato come un pasdaran della costituzione repubblicana criticata fino a pochi giorni prima, scomparendo di fatto anch'essi dal parlamento.
Noi non lo abbiamo saputo fare quando era vivo il Re Umberto II non oso pensare a quali e quante difficoltà ci sarebbero a riuscirci adesso.
Eppure adesso la repubblica è al massimo della sua crisi. Carente in rappresentatività, carente in fiducia, carente nell'aver saputo assicurare ai suoi cittadini, in teoria non più sudditi, un presente ed un futuro felice ed una sana gestione della cosa comune.
Poteva essere il momento dell'alternativa istituzionale, quella dove un Re, garante di tutti, avrebbe potuto guardare ben al di là del limite temporale di una legislatura o di un settennato presidenziale.
E invece.. l'alternativa è quella di Grillo, con una allegra armata Brancaleone a contendere ai partiti/parassiti di sempre la scena.
Ora più che mai ci si rende conto dello scempio commesso, in buona o in cattiva fede, ai danni della nostra causa che coincide, come Umberto ci ha insegnato, con l'assoluto amor di Patria.
Come abbiamo detto nel nostro primo post su questo blog .. abbiamo sotto gli occhi quotidianamente il fatto che aver separato i destini dell'Italia da quelli del Re non ha prodotto nulla, ma veramente nulla, di buono". 
E non aggiungiamo altro.
Lo staff







Nessun commento:

Posta un commento