A giurare fedeltà alla Costituzione davanti alle Camere riunite sarà il figlio primogenito Filippo, Duca di Brabante, 53 anni, che in questi anni ha partecipato attivamente alle missioni economiche organizzate dal governo all'estero. Il canale televisivo belgo-lussemburghese Rtl si chiedeva nei giorni scorsi se la famiglia reale mancasse di glamour. «Peccato. Nessun invitato straniero, nessun bel vestito», si lamentava la rivista olandese Royalty. Peccato? Il Belgio, che da domenica avrà il settimo re della sua storia, è una monarchia sui generis. La famiglia reale non è oggetto della riverenza e della foga che segna il rapporto degli inglesi con i loro sovrani. Qui (per fortuna) non si cade negli eccessi del royal baby. Nel Paese di Magritte e di Tintin, non passa giorno senza che la Rtbf, la radio-televisione pubblica, si diverta alle spalle dei monarchi. Il regno è attraversato da tentazioni secessioniste e scossoni repubblicani, ma le prese in giro sono sempre fatte con garbo e leggerezza, e soprattutto una spiccata ironia. Nonostante la presenza di una famiglia reale storicamente legata alla Chiesa Cattolica, da anni ormai il piccolo Paese consente agli omosessuali di sposarsi e a chi vuole di praticare l'eutanasia, terminando la propria vita senza aspettare la fine naturale della propria esistenza. Addirittura, si discute se il diritto all'eutanasia possa essere concesso anche ai minori. Annunciando la sua intenzione di abdicare a favore del figlio, Alberto II ha spiegato che l'impegno della sua famiglia è di permettere all'istituzione reale «di continuare ad avanzare con il proprio tempo».

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