NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 18 luglio 2013

Legge di Dio: unico ordine possibile ai mali della società

Il nostro caro Amico Andrea Zerbola ci invia il seguente articolo. Non siamo esattamente d'accordo con ogni sillaba da Lui scritta ma ci piace che ci sia ogni tanto qualche sasso nello stagno che rompa il conformismo di pensiero ed avvii un dibattito tra persone pensanti al termine del quale le posizioni di ciascuno sono maggiormente arricchite.

Il 14 luglio (1789) unitamente al 21 gennaio e al 16 ottobre (1793) sono date che hanno, in un certo senso, posto in essere l’inizio della fine della Cristianità. La presa della Bastiglia, con i suoi ideali liberali, e il martirio delle LL.MM. il Re e la Regina di Francia hanno fatto sì che la società in tutti gli Stati iniziasse il suo oblio. Fino ad arrivare al 1918 in cui gli ultimi rappresentanti della legittimità vengono spazzati via dai giochi di potere.
Prima della rivoluzione, nella Francia Cristiana, gli uomini vivevano nella legge di Dio, la legge naturale, o meglio ancora la legge del Cristo. La loro fratellanza non era delineata da maestri pensatori, né fondata sulla dignità e i diritti dell’uomo da uno stato totalitario, bensì nasceva spontaneamente dalla loro filiazione divina e dalla sua doppia legge:
-         dall’amore di Dio, Padre di tutti;
-         e dall’amore verso il prossimo, Fratello di tutti.
Ne risultava così un certo ordine sociale e certi regimi tradizionali, in cui pace e giustizia non erano un ideale collettivo proclamato astrattamente e realizzato da una coercizione statale, ma gli effetti felici dei virtuosi sforzi di ognuno nell’osservanza della legge divina, sostenuti dalla predicazione e dai sacramenti della Chiesa.
Pensare che questo era lo stato delle cose solamente 300 anni fa, quando Luigi XIV sedeva ancora sul trono di Francia, fa rabbrividire quanto sia stato rapido il degrado societario.
Questa è la prova di come i moti liberali, nati dalla rivoluzione francese, abbiano solo creato dei danni alla nostra società. Danni a cui bisogna cercare di porre rimedio al più presto al fine del ritorno dell’unica e vera legge. La legge Divina!
Per fare ciò bisogna iniziare a ridimensionare l’eco di molte dichiarazioni, che hanno il solo scopo di nascondere le vere ragioni, continuando ad ingannare le persone con false ideologie contrarie all’ordine naturale.
Riavvicinando la gente alla legge di Cristo.
Di questo pare essersene dimenticato Giovanni Paolo II quando elogiava tali moti, minimizzandoli e facendoli sembrare il corso giusto dell’umanità. Contravvenendo e rinnegando più volte il Verbo di cui era Pastore. Forse dimenticò che quei massacri non furono fatti da cristiani fedeli, bensì da francesi indiavolati che uccidevano, tagliavano teste con la ghigliottina, esiliavano e commettevano ogni sorta di delitto. In occasione della beatificazione dei Martiri di Avrilé ebbe a dichiarare che «questo movimento storico era stato ispirato da sentimenti religiosi (libertà, uguaglianza, fraternità) e da un desiderio di riforme necessarie».
Ordinò addirittura si tenesse un seminario alla Pontificia Università Lateranense dal titolo ‘La Rivoluzione Francese: come reagì la Roma del 1789, e come si giudica, oggi, quell’avvenimento a Roma due secoli dopo’.
Affermazioni che non lasciano dubbi e che emergono da un complesso di “fatti” e “parole” che costituiscono la tessitura della sua vita papale, in tutti i campi; dogmatici, morali, liturgici, pastorali...

I fatti di questi ultimi 224 anni rendono sempre più attuale la profezia di Pio XII: “Verrà un giorno in cui il mondo civilizzato rinnegherà il suo Dio”.

Andrea Zerbola

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