NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 5 settembre 2013

Alberto Bechi Luserna: eroe e martire

di Domenico Giglio

Avvicinandoci  alla  data  dell’8  settembre, di  cui  quest’anno  ricorre  il  settantesimo  anniversario  dell’armistizio, è  doveroso  ed  opportuno  ricordare  alcuni  eventi  relativi  a  tale  data.
L’ episodio  oggetto  di  questa  rievocazione  è  il  barbaro  assassinio  del  tenente  colonnello  Alberto  Bechi  Luserna, Capo  di  Stato  Maggiore  della  divisione  paracadutisti  Nembo, di  stanza in  Sardegna,  nel  Campidano. Avuta  la  comunicazione  dell’ armistizio  un  battaglione  della  divisione  ebbe  una  reazione   di  rifiuto  dell’accettazione  dello  stesso   decidendo  di  aggregarsi  alle  truppe  tedesche  per  proseguire  le  ostilità. A  tale  notizia  il  comandante  della  Nembo, generale  Ercole  Ronco, fedele  al  giuramento  al  Re  e  che  nel  dopoguerra  aderì  al  Partito  Nazionale  Monarchico, divenendone  a  Roma  un  suo  importante  esponente, ritenne  necessario  inviare  il  suo  Capo  di  Stato  Maggiore   dai  ribelli  per  convincerli  a  recedere  dal  loro  ammutinamento. Così  il  colonnello  Bechi  Luserna, il  10  settembre  1943, su   una  auto  di  servizio, con  due  reali  carabinieri  raggiunse   il  gruppo  verso  Macomer, e  fermato  dai  ribelli  ad  un  posto  di  blocco  istituito  sulla  statale  Carlo  Felice, dove  oggi  sorge  in  ricordo  un  cippo, in  località  “Castigadu”, fu  barbaramente  ucciso  da  una  raffica  di  mitra, insieme  con  uno  dei  carabinieri, mentre  cercava  di  parlare con  i  paracadutisti  sovversivi, ed  il  suo  corpo, chiuso  in  un  sacco  fu  successivamente  gettato  in   mare  dai  suoi  uccisori, alle  Bocche  di  Bonifacio .

Terminava  così  tragicamente, per  mano  fratricida, la  carriera  di  uno  dei  più  brillanti  ufficiali  del  Regio  Esercito, insignito  di  quattro  medaglie  di  bronzo,  per  le  sue  azioni  in  Libia, in  Etiopia  e  ad  El  Alamein, con  la  divisione  paracadutisti  Folgore, di  cui  narrò  le  vicende  in  un  suo  scritto  “ I  Ragazzi  della  Folgore “, da  cui   è  stata  poi  tratta  l’epigrafe  che  si  trova  nel  Sacrario  Militare  Italiano  di  El  Alamein, dove  si  recarono, in  doveroso  omaggio, il  Re,Vittorio  Emanuele  III, durante il  suo  esilio  in  Egitto, insieme  con  il  figlio, il  Re  Umberto  II, anche  Lui  ormai  esiliato : 

“Fra  le  sabbie  non  più  deserte  -  son  qui  di  presidio  per  l’eternità  i  ragazzi  della  Folgore – fior   fiore  di  un  popolo  e  di  un  Esercito  in  armi . – Caduti  per  un’idea, senza  rimpianto, onorati  nel  ricordo  dello  stesso  nemico , - essi  additano  agli  italiani, nella  buona  e  nell'avversa fortuna, - il  cammino  dell’onore  e  della  gloria. – Viandante  , arrestati  e  riverisci. – Dio  degli  Eserciti , - accogli  gli  spiriti  di  questi  ragazzi  in  quell'angolo  del  cielo  -  che  riserbi  ai  martiri  ed  agli  Eroi .”

L’ Esercito  ha  giustamente  ricordato  Alberto  Bechi  Luserna  intitolando  al  suo  nome  la  Caserma  di  Macomer, attualmente  sede  del  quinto  reggimento  del   Genio  Guastatori, appartenente  alla  Brigata  Sassari   e  recentemente  il  28  maggio  2010  il  locale  Lions  Club  di  Macomer, con  grande  sensibilità   e  coerenza  con  i  propri  valori  fondamentali,  ha  donato  un  busto, in  pietra  basaltica, sorretto  da  una  colonna, con  l’ effigie  del  martire, esposto    ad  un  lato  dell’ ingresso  principale  della  Caserma .

Il  miglior  suggello  alla  figura  di  Alberto  Bechi  Luserna, esempio  fulgido  di  fedeltà  al  giuramento  al  Re, è  la  motivazione  della  medaglia  d’oro  conferitaGli  alla  memoria:

“Ufficiale  di  elevate  qualità  morali  ed  intellettuali, più  volte  decorato  al  valore, Capo  di  S.M.  di  una  divisione  di  paracadutisti, all’atto  dell’ armistizio, fedele al  giuramento  prestato  ed  animato  solo  da  inestinguibile  fede  e  da  completa  dedizione  alla  Patria, assumeva  senza  esitazione  e  contro  le  insidie  e  le  prepotenze  tedesche, il  nuovo  posto  di  combattimento. Venuto  a  conoscenza  che  uno  dei  reparti  dipendenti, sobillati  da  alcuni  facinorosi, si  era  affiancato  ai  tedeschi,  si  recava  con  esigua   scorta  e  attraverso  una  zona  insidiata  da  mezzi  blindati  nemici, presso  il  reparto  stesso  per  richiamarlo  al  dovere. Affrontato  con  le  armi  in  pugno  dai  più  accesi  istigatori  del  movimento  sedizioso, non  desisteva  dal  suo  nobile  intento, finché, colpito , cadeva  in mezzo  a  coloro  che  Egli  aveva  tentato  di  ricondurre  sulla  via  del  dovere  e  dell’onore. Coronava  così, col  cosciente  sacrificio  della  vita, la  propria  esistenza   di  valoroso  soldato, continuatore  di  una  gloriosa  tradizione  familiare  di  eroismo .  

Sardegna , 10  settembre  1943 .”



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