NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 3 ottobre 2013

Eugenio di Savoia-Carignano - Un artefice del Risorgimento Italiano

Recensione dell'Ingegnere Domenico Giglio

"Perché un personaggio di tale statura, che tanto ha influito sugli eventi che hanno contraddistinto uno dei periodi più importanti, significativi e complessi della storia d'Italia,ha trovato così poco riscontro presso gli storici tanto da essere quasi dimenticato?" Questa è la domanda sulla quarta di copertina dei libro del generale Mauro Ferranti intitolato "Eugenio di Savoia - Carignano - Un artefice dei Risorgimento ltaliano", stampato dalla «Umberto Soletti Editore"a marzo 2013 ed uscito in questi giorni.

La domanda ha una facile risposta: in una Italia che dopo il 1946 ha cercato in tutti i modi di cancellare qualsiasi memoria della Monarchia Unitaria, che ignora Carlo Alberto, che ha dimenticato Vittorio Emanuele II, protagonista del Risorgimento eliminando in molte città il suo nome dalle strade, e solo con il 150° del Regno d'Italia pudicamente definito dell'Unità d'Italia, ha avuto un risveglio di interesse nei suoi confronti ed un riconoscimento ufficiale con l'omaggio da parte dell'attuale Capo dello Stato, alla tomba del gran Re al Pantheon, cosa poteva interessare la figura di questo Principe cadetto di un ramo che non era erede della Corona e che non aveva partecipato fisicamente alle nostre guerre d'indipendenza, proprio perché delegato ad esercitare il potere regio, mentre Carlo Alberto nel 1848-1849 e Vittorio Emanuele II nel 1859-1860 erano al fronte quale loro Luogotenente Generale, ruolo ritenuto erroneamente di scarso rilievo ed importanza.

A questa mancanza d'interesse per non definirla con il suo vero nome di voluta "ignoranza", ha posto un punto fermo il Ferranti con un testo documentassimo e completo, ricco di note e con le biografie di tutte le personalità citate, che partendo dalla origine di questo ramo cadetto Savoia Carignano Villafranca dei ramo Savoia - Carignano, ne traccia la storia dal 1752 al 1816, data di nascita di Eugenio Emanuele, di cui segue passo per passo la sua vita che ha una svolta decisiva quando con l'estinzione alla morte di Carlo Felice nel 1831, del ramo primogenito di Casa Savoia che aveva ininterrottamente regnato per ottocento anni, sale al trono Carlo Alberto di Savoia Carignano. A questo punto infatti, non avendo Carlo Alberto fratelli ed essendo bambini i figli Vittorio Emanuele (n. 1820 ) e Ferdinando (n.1822), questo giovane Eugenio già di 15 anni rappresenta un rafforzamento della nuova dinastia e saggiamente il Re ne curò l'educazione, raccogliendone i frutti nel 1848 dandogli il prestigioso ma non facile incarico di Suo Luogotenente, che il Principe Eugenio, ormai trentaduenne seppe assolvere con saggezza e dignità,doti che lo accompagnarono in tutta la sua per l'epoca, lunga vita, venendo a mancare nel 1888 a settantadue anni.

Prima di questa esperienza politica e statuale il giovane Principe militare come nella tradizione storica dei Savoia aveva però scelto la vita marinara nella Regia Marina Sarda che grazie all'opera dei Des Geneys, si stava consolidando ed affermando nel Mediterraneo contro i pirati barbareschi ed anche nell'Atlantico con importanti crociere per tutelare gli interessi materiali e morali degli emigrati dei Regno Sardo ed in una di queste crociere Eugenio di Savoia si trattenne qualche tempo in Brasile, accolto con tutti gli onori dall'imperatore Don Pedro II, della casa di Braganza, ed ammirato dalla figlia, principessa Januaria, erede del trono, tanto che si erano imbastiti progetti matrimoniali tra le due Case Reali, tramontati per un insieme di fattori ampiamente descritti nel testo ricco, come già detto, di documenti originali, pubblicati nel loro testo integrale, molti dei quali provenienti da legati testamentari dei Re Umberto II.

La carriera militare del Principe raggiunge il suo culmine il 16 luglio 1844 quando assume il comando della Marina Sarda, dopo altri importanti traguardi quale il 28 aprile 1834 il suo riconoscimento di Principe del Sangue, e la concessione nel 1836 del Collare della Santissima Annunziata. Tornando alla prima Luogotenenza del Re Carlo Alberto, spetta ad Eugenio di inaugurare l'8 maggio 1848 il nuovo Parlamento Subalpino, pronunciando il primo "Discorso della Corona", in nome di Carlo Alberto, che esule ad Oporto, un anno dopo, il 30 giugno 1849, riceve la visita di Eugenio, inviato dal nuovo Re e da tutta la famiglia e successivamente è sempre Eugenio a riportarne in Patria le spoglie mortali sulla Regia Nave "Monzambano" sbarcando a Genova il 4 ottobre 1849.

Comincia così il decennio 1849 - 1859 dove il Principe Eugenio continua ad assolvere numerosi incarichi di rappresentanza, conferitigli da Vittorio Emanuele specie dopo il 1855, quando con la prematura scomparsa del fratello dei Re, il Duca di Genova, Ferclinando, rimane l'unico principe maggiorenne di Casa Savoia. Oltre a questi incarichi il Principe Eugenio continua a seguire le vicende politiche del Regno, intrattenendo una frequente corrispondenza con il conte di Cavour, che, a sua volta, è sempre sollecito e deferente nelle sue risposte. Si giunge così al 1859 ed alla seconda guerra d'indipendenza e Vittorio Emanuele II nomina il suo "Caro Fratello", Luogotenente Generale, prima di assumere il comando supremo dell'esercito e partire per il fronte. A questa Luogotenenza, dopo l'armistizio di Villafranca seguono incarichi sempre più delicati, quando liberatisi i popoli dei Ducati, dell'Emilia Romagna e della Toscana che vorrebbero subito unirsi al Regno di Sardegna, bisogna prendere tempo questa unione, evitando il rientro dei sovrani spodestati con le baionette straniere o la creazione di quel Regno dell'Italia Centrale che sarebbe stato per evitare reazioni austro-francesi e provvedere gradualmente al gradimento napoleonico. Così si giunge alla Luogotenenza del Re in Toscana con Decreto dei 23 marzo 1860, dopo il plebiscito per l'adesione al Regno di Vittorio Emanuele, i cui risultati positivi (366.571 voti per l'unione, 14.925 per un regno separato e 4649, nulli) erano stati portati a Torino dal Barone Bettino Ricasoli, accolto solennemente dal Re, con vicini Cavour ed il Principe di Carignano. Le vicende si fanno sempre più complesse: Garibaldi sbarca in Sicilia e poi nel continente dirigendosi verso Napoli. Vittorio Emanuele deve prendere il comando delle truppe che liberate Umbria e Marche dal governo pontificio si apprestano ad entrare nel territorio delle Due Sicilie per cui nomina nuovamente Suo Luogotenente il Principe Eugenio che lascia Firenze il 2 ottobre 1860 per tornare a Torino. Vicende ed eventi anche successivi che il Ferranti inserisce in una vera e propria storia del Risorgimento e dell'Unità rendendo il libro di estremo interesse storico a prescindere dalla figura dei Principe Eugenio.

Il 26 ottobre avviene l'incontro di Teano tra il Re e Garibaldi che lo saluta "Re d'Italia" ed il 7 novembre Vittorio Emanuele entra a Napoli e si trattiene nelle provincie meridionali fino alla fine del 1860 e conscio del problema di non lasciare Napoli, già capitale di regno senza una adeguata rappresentanza nomina il 3 gennaio 1861 il Principe Eugenio Luogotente Generale delle Province Meridionali, con ampi poteri, ed Eugenio si affretta a raggiungere Napoli, accompagnato da Costantino Nigra abile diplomatico, che tanta parte positiva aveva avuto nelle vicende del Risorgimento sempre a stretto contatto con Cavour di cui era uno dei migliori collaboratori. L’incarico questa volta è ancora più difficile e delicato dei precedenti, durante i quali Eugenio aveva dovuto egualmente prendersi numerosi e notevoli responsabilità, ma l'esperienza maturata e le doti di carattere, di cui abbiamo già detto, fanno superare anche momenti difficili quale il rapporto tra Luogotenente e Cialdini che comandava le truppe che assediavano Gaeta. La Luogotenenza termina alla fine di maggio ed Eugenio ritorna a Torino dove rimarrà fino al 1866 quando in occasione della terza guerra d'indipendenza deve recarsi nella nuova capitale Firenze, essendo stato nominato da Vittorio Emanuele suo Luogotenente, partendo il Re con l'esercito, insieme con i due figli Umberto ed Amedeo, ormai maggiorenni, che entrambi sì comportarono valorosamente, Umberto nel famoso quadrato di Villafranca, ed Amedeo addirittura ferito, sia pure lievemente. Gli anni dal 1861 al 1866 non furono privi di eventi importanti e significativi dalla prima esposizione italiana d'arte e macchine per l'agricoltura tenuta a Firenze e di cui il Principe era stato promotore e presidente onorario, al viaggio ufficiale nel 1862 a Parigi e Londra, avendo incontri con Napoleone III, con la regina Vittoria e con importanti membri dei Governo inglese ed alla Presidenza della "Commissione permanente per la difesa generale dello Stato" e del "Consorzio Nazionale per l'estinzione del Debito Pubblico" alla cui raccolta di fondi contribuì personalmente con un milione Vittorio Emanuele, a dimostrazione della fiducia riposta dal Re nel suo cugino e testimonianza dei clima di affetto che regnava nella famiglia reale. Infatti ad Eugenio era stato anche affidato il compito di protutore dei figli dei Duca di Genova Margherita e Tommaso, compito assolto con il consueto zelo particolarmente nei confronti del giovane Tommaso che seguirà la vocazione marinara dello Zio, compiendo tutta la sua carriera militare nei ranghi della Regia Marina .
In questo periodo il 25 novembre 1863 il Principe Eugenio a 47 anni si sposa con una ragazza della piccola borghesia Felicita Crosio, molto più giovane. Matrimonio senza dubbio felice e ricco di figli ma che rimane morganatico in quanto Vittorio Emanuele secondo le precise regole di Casa Savoia, è molto rigido nelle questioni matrimoniali dei Principi Reali, per cui non dà il suo assenso, malgrado l'affetto per il cugino ma fortunatamente, i rapporti rimangono più che buoni e proprio nello stesso periodo essendo nato un figlio alla Regina dei Portogallo, Maria Pia di Savoia, il Re incarica Eugenio di recarsi a Lisbona con la flotta per congratularsi con la figlia, e di questa missione fa pure parte Amedeo, Duca d'Aosta fratello della Regina. Altra missione dopo la Luogotenenza dei 1866, è l'invio dei Principe Eugenio a Napoli per alcuni mesi nel 1867 per far sentire nuovamente ai napoletani la sollecitudine della nuova dinastia nei loro confronti, sollecitudine che ebbe poi il suo culmine con la residenza a Napoli dei Principe Ereditario Umberto con Margherita nel 1869 e la nascita, l'11 novembre dello stesso anno, del loro figlio,al quale fu messo il nome di Vittorio Emanuele in onore del Nonno, ed il titolo di "Principe di Napoli” .
Torino dopo il sofferto trasferimento della Capitale a Firenze e successivamente a Roma, con il Re e la corte trova nella presenza dei principe Eugenio, ritornato a risiedervi, un motivo di soddisfazione ed Eugenio, anche per motivi di salute riduce le sue assenze se non per motivi gravi come la morte di Vittorio Emanuele II, ed il suo imponente funerale, che Edmondo De Amicis ricordò così nel libro "Cuore": "... Il feretro di Vittorio Emanuele II portato dai corazzieri passò, e allora ottanta veli neri caddero, cento medaglie urtarono contro la cassa e quello strepito sonoro e confuso, che rimescolò il sangue di tutti, fu come il suono di mille voci umane che dicessero tutte insieme: Addio buon Re, prode Re leale Re! Tu vivrai nel cuore del tuo popolo finché risplenderà il sole sopra l'Italia".
Anche per Eugenio si avvicinava la fine ma la sua vecchiaia era allietata dai numerosi figli e dal rispetto affettuoso dei nuovi giovani Sovrani per il vecchio Zio, il “barba” nomignolo affettuoso che in Piemonte si dà normalmente allo zio, che si ricorda di loro in ogni occasione e ricorrenza da vero "pater familiae", ed Umberto I con le R.R. Lettere Patenti del 14 settembre 1888 convalida il matrimonio morganatico del Principe e conferisce alla moglie ed ai figli il titolo di "Conti di Villafranca Soissons” recandosi con tutta la famiglia reale a dargli la notizia nel Castello di Stupinigi "...dove Eugenio villeggia con la famiglia...". E Ferranti a proposito dei titolo comitale concesso scrive U... che il nome Soissons porta con sé ricordi tra i felici e dignitosi nella storia di Casa Savoia e che, averlo dato alla famiglia dei Principe di Carignano, è da considerare come un alto riconoscimento della statura di Eugenio come uomo politico e della sua grandezza come principe e come uomo", parole che sono il miglior suggello della vita di questo Principe che sarebbe mancato di lì a poco il 15 dicembre dello stesso anno ed i cui solenni funerali furono indetti per il successivo 18 dicembre nel Tempio della Gran Madre di Dio, a spese della Real Casa, che nobilmente volle assumersi questo onere, esentandone il Governo che pure aveva deliberato essere i funerali a spese dello Stato.

Domenico Giglio


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