NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 6 marzo 2014

Il Regno d'Italia da Brindisi a Salerno: 8 Settembre 1943 - 4 Giugno 1944

Il   Governo  dei  “ Sottosegretari  di  Stato”

Se  questo  era  il  difficile  panorama  politico Badoglio, d’ accordo  con  il  Re, si  muoveva  egualmente  per  ridare  una  struttura  al  suo  governo, che  privo  dei  ministri, che  non  si  erano  potuti  trasferire  a  Brindisi, aveva  potuto   contare  solo  sui  ministri  militari  e  per  i  problemi  interni  sul  Prefetto  Innocenti, richiamato  dalla  sua  sede  di  Taranto e  per  gli  affari  esteri  sul  diplomatico  Prunas, fatto  rientrare  da  Lisbona, rivelatisi  entrambi  energici, fattivi  e  competenti. Nasceva  così , il  16  novembre  il  governo  detto  “dei  Sottosegretari” in  quanto, nominalmente  si  ritenevano  ancora  in  carica   i  Ministri  del  Governo  del  25  luglio, dopo  che  il  Re, nei  giorni  precedenti  si  era  recato  a  Napoli  e  ad  Avellino, dove  aveva  passato  in  rassegna  i  militari  italiani  del   “Primo  Raggruppamento  Motorizzato”, fatto  oggetto  anche  qui  da  manifestazioni  di  entusiasmo  e  di  affetto  della  popolazione, e l’11 novembre, suo  giorno  genetliaco, i  palazzi  di  Bari  erano  apparsi  imbandierati, confermando  la  divaricazione  tra  l’ effettivo  sentimento  della  popolazione, che  ebbe  la  sua  conferma  due  anni  dopo, nel  referendum  istituzionale  dove  il  Sud  dette   una  schiacciante  maggioranza  alla  Monarchia, e  la  presunta  rappresentanza  popolare  dei  sei  partiti  riuniti  nel  Comitato  di  Liberazione.
I  sei  partiti  erano  il  Partito Liberale, la  Democrazia  Cristiana, la  Democrazia  del Lavoro, il  Partito  Socialista, il  Partito  Comunista  ed  il  Partito  d’ Azione, il  quale  ultimo  riuniva  numerosi  intellettuali  antifascisti, anche  nobili, come  un Caracciolo, (progenitore  dei  “radical  chic”) che  si  autoqualificavano  come  coscienza  critica  rivoluzionaria, ed  era  il  più  accanito  contro  il Re, la  Monarchia e  Badoglio, anche  se  poi  nella  verifica  elettorale  della  elezione  della  Costituente  nel  1946, avrebbe  dimostrato  la  sua  misera  base  elettorale, partito  però  in  quel  periodo  tra  i  più  attivi  ed  il  cui  spirito  giacobino, l’ azionismo, trasmigrò  successivamente  nei  partiti  socialista  e  repubblicano, spirito  che  oggi  possiamo  ancora  ritrovare  in  persone  come  Rodotà  e  Flores  d’  Arcais.
Con  il  governo  dei  “sottosegretari”  veniva  a  sentirsi  maggiormente  la  necessità  di  uffici  adeguati, sia  pure  disseminati  nelle  località  più  disparate  della  Puglia. Quanto  ai nomi, oltre  ai  militari  e  ad  alcuni  tecnici, vi  erano  anche  diversi  uomini  politici, al  di  fuori  dell’ Esarchia, termine  con  il  quale  venivano  chiamati  i  sei  partiti  del  CLN, quali  gli  ex  deputati  Vito  Reale, agli  Interni, Raffaele  De  Caro, ai  Lavori  Pubblici, con  a  capo  della  sua  segreteria, un  giovane  professore  ed  ufficiale  di aviazione, Alfredo  Covelli, Giovanni  Cuomo  alla  Pubblica  Istruzione  ed  un  noto  economista, il  prof. Epicarmo  Corbino, all’ Industria  e  Commercio, ed  un  industriale , di  origini  ebraiche, l’ing. Mario  Fano, alle  Poste  e  Telegrafi. Si  rafforzava  anche  la  struttura  di  Radio  Bari, con  alcuni  giornalisti  e  scrittori  noti  come  Alba  De  Cespedes, Diego  Calcagno, che  nel  dopoguerra  collaborò  con  “Il  Tempo” , di Renato  Angiolillo, firmandosi  don  Diego, Antonietta  Drago, il  conte  Boccabianca, che  usavano  tutti  dei  soprannomi  o  dei  nomi  fittizi, per  non  creare  problemi  ai  loro  parenti  e familiari, rimasti  a  Roma  o  in  altre  località  occupate  dai  tedeschi, ed  un  giovane  Ludovico  Greco, che ritroveremo  poi  nel  Partito  Nazionale  Monarchico, di  cui  fu  pure  senatore,   e  dalla  Radio  veniva  lanciata  una  nuova  trasmissione  serale, alle  23, chiamata  “ Italia  combatte “, che  dava  notizie  quotidiane  sulle  operazioni  militari. Veniva  anche  strutturato  un  Ufficio  Stampa, con  a   capo  un  giornalista  ed  uomo  politico  spregiudicato  e  pieno  di  iniziative, Filippo  Naldi.
Così  ristrutturati  alcuni  servizi  ed  il  Governo, riprendevano  i  Consigli  dei  Ministri, dopo  aver  conferito  ai  Sottosegretari  la  potestà  di  partecipare, in  prima persona, al  Consiglio  ed  effettuate  altre  modifiche  formali, ma  indispensabili, per  consentire  il  funzionamento  degli  uffici  ministeriali  e  la  validità  degli  atti. Nella  prima  riunione  di  carattere  programmatico, del  24  novembre, venivano  definiti  i  punti  relativi  alla  “defascistizzazione“  dello  Stato,   dopo  i  già  importantissimi  Decreti   che  erano   stati  emanati  tra  il  25  luglio  e  l’ 8  settembre,  per  cui  via  via  seguivano  i  decreti  di  soppressione  della  Milizia (6 dicembre), la  riammissione  in   servizio  degli  impiegati  licenziati  per  motivi  politici (6  gennaio  1944), l’ importantissima  abrogazione  di  tutta  la  legislazione  razziale, con  la  conseguente  reintegrazione  degli  ebrei  in  tutti  i  diritti  civili, politici  e  patrimoniali (20  gennaio 1944)  e  la  istituzione  di  una  Commissione  per  l’ Epurazione (23  gennaio 1944), alla  quale  fu  preposto  dopo  alcuni  giorni, come  Alto  Commissario , l’ ex  deputato  Tito  Zaniboni, socialista , che  fu  messo  “all’ indice“  dal  suo  partito per  aver   accettato  di collaborare  con  il  governo  del  Re!
Tutta  questa  attività  legislativa  e  la  presenza  di  personalità  notoriamente  antifasciste, non  soddisfacevano  i  partiti  dell’ esarchia, vedi  il  caso  Zaniboni, i  quali  proseguivano  la  loro  virulenta  campagna  per  l’ abdicazione , se  non  addirittura  per  il  “suicidio“ ( sic ) del  Re , con  una  inaudita  violenza  verbale  ed  una  sguaiataggine  tale  che  lo  stesso  Capo  dell’ Ufficio  Stampa  Interalleato, colonnello  Munro, ritenne  opportuno  intervenire, inviando  una  circolare  ai  direttori  dei  giornali, dove  si  diceva: “…non  saranno  più  permesse  le  incitazioni  all’ odio  di  classe, gli  epiteti  volgari, le  accuse  anonime, le  insinuazioni, i  malevoli  sottintesi, le denigrazioni  personali, le  accuse  in  malafede, le  minacce... Non  sarà  consentita  alcuna  critica  lesiva  dell’ onore  e  della  buona  fede  dei  militari  italiani  di  qualsiasi  grado, che  combattono  e  cooperano  con  le  forze  alleate. Circolare  che  non  era  un  attacco  alla  libertà  di  stampa, provenendo   da  un  uomo  rappresentante  di  un  paese  dove  la  libertà  di  stampa  era  sacra, ma  uno  schiaffo  a  questi  giornalisti  italiani, dispiace  doverli  così  nominare , che  non  avevano  rispetto  per  la  dignità  e  libertà  altrui, costume  perpretatosi  negli  anni  successivi   particolarmente  ad  opera  della  stampa  social comunista, essendosi  dissolta  poco  dopo  il  1946  la  stampa  azionista, che  fino  ad  allora  era  stata  la  prima nella  violenza  degli  attacchi .
Nel  frattempo  anche  nelle  Forze  Amate,  erano  intervenuti  due  importanti  cambiamenti  ai  vertici, con  l’uscita  di  scena  dei  generali  Ambrosio   e  Roatta,  e  l’insediamento  del  Maresciallo  Messe, fatto rientrare  appositamente  dalla  prigionia,  come  Capo  di  Stato  Maggiore  Generale, e  del  generale  Berardi, quale  Capo  di  Stato  Maggiore  dell’ Esercito, esercito  che, con  il  Primo  Raggruppamento  Motorizzato  aveva  avuto  il  suo  battesimo  del fuoco, a  fianco  degli  angloamericani,  con  l’ attacco   l’ 8  dicembre, alla  posizioni  tedesche  di  Monte  Lungo.
Di  fronte  all’ atteggiamento  fazioso  e  non  collaborativo, in  un  momento  così  delicato  per  le  future  sorti  dell’Italia, degli  uomini  politici  del  CLN, vi  era  stata  invece  la  ferma  presa  di  posizione  dell’ Episcopato  Pugliese, il  25  novembre, che  invitava  alla  concordia  ed  alla  accettazione  di  posti  di  responsabilità  “più  per  sentimento  del  dovere  che  di  ambizione ( personale )”.
E  sempre  negli  ultimi  due  mesi  del  1943, il  Principe  Umberto, che  fin  dal  suo  primo  incontro  con  Mac Millan  e  Murphy, aveva  suscitato  l’ apprezzamento  degli  stessi  per  “tatto  e  dignità“, intensificava   la  sua  attività, visitando  i  Comandi  Alleati, e  le  nostre  truppe  vicino  al  fronte,  per cui  in uno  di  questi  spostamenti, recandosi  il  20  novembre  con  la  sua  automobile  ad  Aversa, e  trovandosi  confuso  con  una autocolonna  americana, fatta  segno  ad  un  mitragliamento  di  velivoli  germanici, trasportava  sulla  sua  auto, al  più vicino   posto  di  Pronto  Soccorso, quattro  militari  americani  gravemente  feriti. Veniva  pochi  giorni  dopo  il  7  dicembre  il  volo  sulle  linee  tedesche  a  Monte  Lungo, il  9  la  visita  ai  militari  feriti, nell’Ospedale  da  Campo  244 ,  ed  il  23  una  nuova  visita  al  nostro  Raggruppamento, il  24  la  consegna  di  pacchi  natalizi  ai  feriti  ricoverati  nell’Ospedale  Militare  di  Maddaloni  ed  il successivo  giorno  di  Natale, consegna  di  altri  pacchi  agli  operai  dell’ Italia  Centrale  e  Settentrionale, rimasti  bloccati  al  Sud, lontani  dalle  loro  famiglie  di  cui  non  avevano  notizie.
Nel  mentre  le  forze  politiche  antifasciste  ed  anche  in  gran  parte  antimonarchiche, preparavano  la  loro  maggiore  manifestazione  unitaria,  cioè  il  Congresso  che  si  sarebbe  tenuto  a  Bari  il  28  e  29  gennaio 1944, il  Governo  Badoglio  otteneva  il   27  gennaio  il  ritorno  sotto  la  sua  giurisdizione  di  tutte  le  province  dell’ Itala  Meridionale  ed  Insulare, esclusa  ancora  Napoli, per cui  si  poneva  il  problema  del  trasferimento  della  “capitale”,  da  Brindisi  ad  una  località  più  centrale, per  cui  la  scelta  cadde  su  Salerno, dove, l‘11   febbraio   all’arrivo  del  Maresciallo  Badoglio, “si  raccolse  una  grande  folla  davanti  al  Municipio  e  Badoglio, lungamente  applaudito  si  affacciò  al  balcone  del  Palazzo  di  Città   e  tenne  un  breve  discorso “.  Per  questa  importante  e  significativa  retrocessione  da  parte  angloamericana, all’ amministrazione  italiana, di  una  così  notevole  parte  del  territorio  nazionale, ormai  libero,  vi  fu uno  scambio  di  cortesi  messaggi  tra  i  generali  Maitland  Wilson, comandante  in  capo  delle  forze  alleate  del  Mediterraneo, succeduto  in  tale  incarico  ad  Eisenhover, chiamato  a  preparare  e  dirigere  lo  sbarco  in  Normandia, avvenuto nel  giugno  successivo, ed  Alexander  da  una  parte   e  dall’altra  il  Governo  Italiano, e  lo  stesso  Badoglio, che, con  un  suo  proclama  affermava: “…. A  nessuno  sfuggirà  l’importanza  e  la  portata  dell’ avvenimento. E’  questa  la  prima  tappa  verso  la  rinnovata  unità  della  Patria… In  nome  della  libertà  che  c’ è  cara, ma  non  della  licenza… E’  questo  dopo  molte  dolorose  e  tormentose  giornate, un  primo  giorno  fausto… Perchè  sarà  il  primo  della  rinascita  che  può  venire  solo  dallo  sforzo  risoluto  e  concorde…”

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