NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 13 ottobre 2014

I Carabinieri: Duecento anni di fedeltà alle Istituzioni

E’   difficile  racchiudere  in  breve  spazio  vicende  di  due  secoli, iniziate  il  13  luglio  1814, quando  Vittorio  Emanuele  I, Re  di  Sardegna, tornato  a  Torino, Capitale  del  Regno, dopo  il  decennale  trasferimento  a  Cagliari, perché  il  Piemonte, occupato  dai  francesi, era  stato  addirittura  annesso  all’ Impero  Napoleonico, istituisse  con  Regie  Patenti  in  tale  data, un  nuovo  Corpo  Militare, avente  nome  “Corpo  dei  Carabinieri  Reali“, e per  scopo  “….la  conservazione  della  pubblica  e  privata  sicurezza…e  protezione  e  difesa  dei  buoni  e  fedeli  Sudditi  nostri….”.
E  nel  Regno  di  Sardegna  quindi  nacquero  e  si  svilupparono  i  Carabinieri, dai  primi  803  componenti  il  Corpo  agli  oltre  112.000  odierni, consolidando  le  loro  strutture  per  adempiere  alle  loro  funzioni  nel  Regno  d’ Italia, nel  1861  ed  infine, nel  1946, nella  repubblica, sempre  con  lealtà  e  fedeltà, avendo  come  fine  il  rispetto  e  la  difesa  delle  Istituzioni  Statali  dell’ Italia  Unita, e  bene  hanno  fatto  le  Poste  italiane, a  ricordarne  l’anniversario  con  l’ emissioni  di  quattro  francobolli, uniti  in  un  elegante  foglietto, riproducente  un’ opera  pittorica  di  Giovanni  Brunori , realizzata  nel  1872 , dal  titolo “Carabinieri  a  cavallo”. 

 Anche  i  temi  scelti  per  i  francobolli  sono  particolarmente  significativi, rappresentando  il  primo la  statua  bronzea  di  un Carabiniere, opera  dello  scultore  Edoardo  Rubino, iniziativa  che  ebbe  il  patrocinio  della  Regina  Margherita, e  fu  inaugurata  a  Torino, il  22   ottobre  1933, alla  presenza  del  Re  Vittorio  Emanuele  III. Il  secondo  francobollo  riproduce  la  facciata  di  un  palazzo  del  settecento  piemontese, opera del  Vittone, caserma  successivamente   intitolata  al  Capitano  dei  Carabinieri  Chiaffredo  Bergia, mancato  a  52  anni  nel  1892, che  da  semplice  carabiniere, arrivò  al  grado  di  capitano  per  le  sue  azioni  contro  i  briganti   negli  anni  1862  e  seguenti, per  le  quali  ebbe  una  Medaglia  d’ Oro  e  numerose  altre  decorazioni  e  promozioni tanto  da  essere  il  militare  più  decorato  al  valore. Vi  è  nel  terzo  il  “Logo  del  bicentenario”  e  nel quarto  francobollo, l’ immagine  realistica  e  fascinosa  di  “Carabinieri  nella  tormenta”, gruppo  bronzeo   dello  scultore  Antonio  Berti, realizzato  nel  1973.
Però  non  possiamo, anzi  dobbiamo  ricordare qualche  data  e  qualche  episodio  di  questa  lunga  e  gloriosa  storia, ricca  di  eroismi  e  di  caduti  nell’adempimento  del  loro  dovere, cominciando  dalla  prima  Medaglia  d‘Oro   al  Valor  Militare, decorazione  istituita  dal  Re  Carlo  Alberto, con  Regio  Viglietto  del  26  marzo  1833, concessa  alla  memoria  del  carabiniere  reale  Giovan  Battista  Scapaccino, che  rientrando  a  cavallo  alla  sua  caserma  di  Les  Echelles, in  Savoia, la  sera  del  3  febbraio  1834 , che  era  stata  occupata  da  una  banda  di  fuoriusciti  rivoltosi, impostogli  di  gridare  “Viva  la  repubblica”, gridò  alto  e  forte  “Viva  il  Re”, e  fu  così  freddato  da  numerose  fucilate, per  poi  ricordare  la  giornata  del  30  aprile  1848, durante  la  prima  guerra  d’ Indipendenza , quando  a  Pastrengo, tre  squadroni  a  cavallo  di  Carabinieri, a  conferma  che  gli  stessi  non  erano  solo  una  forza  territoriale, ma  un  vero  corpo  combattente, poi  divenuto  nel  1861  “Arma”, visto  in  pericolo  il  Re  Carlo  Alberto, che  era, come  sempre, in  prima  linea  contro  gli  austriaci, a  rischio  di  essere  ucciso  o  preso  prigioniero, effettuarono, comandati  dal  maggiore  Negri  di  Sanfront, una  travolgente  ed  audace  carica, ancora  oggi  rievocata, che  salvò  il  Re  e  contribuì  alla  vittoria  delle  truppe  piemontesi.
E  poi  ancora  la  loro  azione  nelle  tristi  vicende  del  brigantaggio meridionale  ed  in  altre  regioni   nei  primi  anni  del  Regno, nelle  sciagure  naturali  ed  epidemie, così  che  loro  fama  travalicava  le  Alpi  e  molti  altri  stati  prendevano  esempio  dai  nostri  carabinieri  o  come  quando  gli  stessi  furono  chiamati  a  Creta  nel  1900, per  mantenere  l’ordine  ed  istruire  gli  elementi  locali, e  così  pure  furono  presenti  ed  operativi   ovunque  sventolasse  il  nostro  Tricolore, dall’ Africa  alla  Cina .
Vennero  poi, dopo  il  primo  centenario  del  1914, per il  quale  un  ufficiale, il  capitano  Cenisio  Fusi, creò  il  motto  “nei  secoli  fedele” , la  prima  e  la  seconda  guerra  mondiale  e  dal  Podgora, il  18  e  19 luglio   1915, episodio  che  farà  guadagnare  alla  bandiera  dell’ arma, la  Medaglia  d’ Oro  al  Valor  Militare,   a  Culquaber, in  Etiopia  nel  novembre  1941,  i  Carabinieri  si  distinsero  per  valore, fino  all’estremo  sacrificio, e   nel  periodo  successivo  all’8  settembre  1943  abbiamo  l’atto  eroico   di  Salvo  D’ Acquisto  e  la  tragica  fine  del  colonnello  Frignani  e  del  capitano  Aversa, trucidati  alle  Fosse  Ardeatine.  
Il   dopoguerra, dopo  iniziali  operazioni  contro  il  banditismo  in  Sardegna  ed  in  Sicilia, vide  ed  ancora  oggi  vede  i  Carabinieri  impegnati  contro  nuove  forme  feroci  di  terrorismo   nazionale  ed  internazionale, con  una  lunga  scia  di  sangue, dal  capitano  Francesco  Gentile, dilaniato  da  una  mina  in  Alto  Adige, ai  generali  Enrico  Galvaligi  e  Carlo  Alberto  Dalla  Chiesa , al  tenente, oggi  generale  Umberto  Rocca,  ferito  gravemente, ma  sopravvissuto  all’attacco  di Renato  Curcio  e  di  Mara  Cagol, per   ricordare  infine  i  Carabinieri   straziati  dalle  esplosioni  a  Nassirya, dove  si  trovavano  in  missione  di  pace.
“Fedeltà  alle  Istituzioni”,  quindi  allo  Stato  ed  ai  suoi  legittimi  rappresentanti, per  cui  la  Marcia  d’ Ordinanza  dei  Carabinieri , risalente  al  1929, opera  del  maestro  Luigi  Cirenei, si  chiama  “La  Fedelissima“ e  nella  lunga  storia  non  vi  furono  ribellioni, rifiuti, pronunciamenti, ma  l’adempimento  di  doveri, in  qualche  caso  anche  amari, come  fu  per  gli  arresti  di  Garibaldi, dopo  le  sue  improvvisate  e  sfortunate  azioni  del  1862  e  1867  per  liberare  Roma, contro  la  volontà  e  le  ragionate  decisioni   del  Governo   del  Re, ed  il  25  luglio  del  1943  per  il   cosiddetto  arresto  di  Mussolini, non  più  capo  del  Governo.         
Di  tutto  questo  è   testimonianza l’impressionante  “medagliere” dell’ Arma, oggi  quarta  Arma  delle  nostre  Forze  Armate, con  un  Ordine  Militare  di  Savoia  e  quattro  Ordini  Militari  d’ Italia  e  34  medaglie  d’ oro, da quelle  al  Valor  militare , a  quelle  per  i  terremoti, al  merito  della  Sanità, ed  al  Valor  Civile, alle  quali  decorazioni  si  uniscono   quelle  personali   che  per  limitarci  alle  Medaglie  d’oro  raggiungono  il  numero  di  trecentotrentatre, di  cui  121  al  Valor  Militare, 141  al  Valor  Civile, 59  al  Merito  Civile, e  le  altre  con  diverse  ulteriori  motivazioni.


Domenico  Giglio

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