NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 26 gennaio 2015

Un viaggio oltre cortina

In occasione del 14° anniversario della sua scomparsa pubblichiamo un articolo tratto da "Critica Monarchica", Gennaio 1962, del Presidente del Circolo Rex , Ingegner Giglio, che ben descrive la figura della Regina Maria José, persona di elevata cultura, non convenzionale, che sarebbe stata perfetta, insieme a Re Umberto II nel periodo della ricostruzione materiale e morale dell'Ialia.

Noi non siamo monarchici per sentimentalismo, non siamo nemmeno dei legittimisti, perchè in Italia, come giustamente scrisse anni or sono Gioacchino
Volpe non può esistere un legittimismo sabaudo « ... negato nel momento stesso che il Regno si costituiva e per il modo come si costituiva... », non innalziamo a « mito » il Re e la Sua famiglia, ma con tutto ciò per una questione di correttezza, Ai
buon gusto e nel caso particolare, anche di cavalleria, non ci permetteremmo mai di scrivere quello che alcuni monarchici hanno invece Scritto recentemente ad una repubblicana redattrice di un diffuso settimanale di destra nei confronti della Regina, a causa di un viaggio della Sovrana, che, fra l'altro accompagnava la madre, Regina Elisabetta del Belgio, in alcuni
paesi oltrecortina. « Dolore indignazione, ex-regina » sono i termini più blandi di queste lettere alle quali ha risposto sullo stesso giornale con argomenti seri e validi, dando a tutti gli altri monarchici noi compresi, una lezione di stile un monarchico, definitosi «comunista ».
Così la polemica epistolare potrebbe dirsi chiusa, se non si prestasse invece a delle considerazioni più generali sulla frettolosità, sulla ingenerosità, sull'incomprensione che certi giudizi e commenti denotano verso una Donna, la Regina, dalle altissime qualità morali ed intellettuali, cui il destino, non certo
benevolo ha impedito di svolgere qui in Italia il Suo ruolo di Sovrana, per il quale aveva tutte le doti, dal senso della Regalità, a quello della Democrazia, e che Le avrebbe permesso di, farsi meglio conoscere e di conseguenza apprezzare e stimare. L'esilio non ha giovato a questa conoscenza della personalità di Maria Josè e forse poi nessuno degli improvvisatisi giudici conosce e ha letto ad esempio il primo volume della storia de «I tre Amedeo di Savoia VI, VII, VIII», scritto dalla Regina, affettuoso e nobile tributo alla Casa nella quale Ella era entrata a far parte con il matrimonio, e dedicato, con squisita sensibilità e senso di italianità, «alla memoria del valoroso e cavalleresco Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta » spentosi a Nairobi il 3 marzo 1942; libro, questo di alto valore storico e scientifico, al quale, pochi mesi prima di morire, Benedetto Croce dettò una commossa prefazione, in cui, in polemica con tanti sedicenti storici detrattori di Casa Savoia esaltava, con precise argomentazioni e documenti, «...la singolare unione di sovrani e di popolo propria della storia di Casa di Savoia» e rendeva omaggio alla Regina per la Sua fatica letteraria. Pochi poi sanno dei riconoscimenti che numerose accademie e società culturali estere hanno tributate alla nostra Sovrana e da questa ignoranza, non certo attenuata dalle corrispondenze incomplete, inesatte, a volte tendenziose, spesso non documentate che sono apparse più volte sulla stampa periodica, discendono le manifestazioni di protesta come quelle surriferite.

Dopo la Regina Margherita, che con la Sua vivace attenzione ai problemi artistici e culturali e il Suo fascino Regale seppe conquistare alla Monarchia simpatie e devozione di uomini cultura di idee democratiche non certo cortigiane, assurgendo nella memoria dei posteri all'aspetto, di mito, quello de «l'eterno femminino regale », dopo la Regina Elena, che dei valori familiari, della carità e della pace fece la missione della Sua vita sì da meritare il ricordo riconoscente di tutto il popolo e ciò nonostante subì anch'essa le critiche di alcuni ambienti monarchici, Maria Josè, la Regina Maria, aveva ed ha anch'Essa un ruolo da assolvere, quello che l'epoca e le necessità storiche impongono e cioè riconquistare all'ideale della Monarchia democratica, apportatrice di vero progresso sociale, gli esponenti più progressisti e moderni della nostra cultura, essendo intellettuale fra gli intellettuali, letterata fra i letterati, artista fra gli artisti. Ed allora per poter svolgere compiti, per accrescere la conoscenza dei problemi di questo tormentato mondo contemporaneo e poter portare un contributo, anche modesto, alla loro soluzione, non si deve avere paura di viaggi «in partibus infidelium», quando si tratti appunto di viaggi di studio e non politici, perchè questi ultimi o quelli di uomini d'affari, desiderosi solo di concludere contratti apparentemente vantaggiosi, sono effettivamente, pericolosi!

AI punto in cui siamo oggi nel mondo, tra il disfrenarsi di nazionalismi xenofobi in quasi tutti i paesi extra-europei e l’espandersi, pur con le inevitabili crisi interne, dell'imperialismo comunista, non sazio del miliardo di uomini sui quali esercita già il proprio dispotico dominio, la mentalità di chi pretende ignorare questa situazione e questi paesi è semplicemente suicida ed antistorica, ed è proprio la causa dell'espandersi del comunismo, che viceversa non ignora niente e non trascura nulla di quanto avviene nei paesi liberi per trovare, cercare e se del caso creare le occasioni ed i motivi di una sua sempre maggiore penetrazione negli stessi. Perciò noi non ci siamo scandalizzati per quel viaggio, perciò riteniamo utile che una persona colta come S.M. la Regina abbia potuto vedere di persona qualcosa del «pianeta Cina», giacchè siamo certi oltre tutto che non sì sarà fatta impressionare dalle adunate ultraoceaniche, dalle poderose opere del regime (anche gli Imperatori cinesi costruirono la Grande Muraglia!) e dai violenti discorsi propagandistici che concludono tutte queste manifestazioni, ma avrà tratto da tutto ciò dei preziosi elementi per meglio capire la psicologia di questi popoli e le ragioni per le quali si è in essi affermato il comunismo. Conoscere a fondo l'avversario è infatti essenziale in qualsiasi competizione e più che mai in questo duello mortale tra mondo libero e mondo comunista, in cui siamo convinti che la vittoria finale sarà della libertà, se la libertà avrà la forza di essere coerente con se stessa, di fare a meno di certi difensori, che consciamente o meno, con la loro ottusa negazione del mondo moderno, forniscono agli avversari le armi e gli argomenti migliori per colpirla, di mobilitare invece le energie e le intelligenze migliori e di rivalutare valori spirituali ed istituti tradizionali, convenientemente adattandoli ai nuovi compiti ed alla nuova mentalità.




Nessun commento:

Posta un commento