NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 7 febbraio 2015

La provincia di Caserta, la roccaforte dei Monarchici nel referendum dei 1946


Uno sfiduciato Giuseppe Capobianco studiava dati, confrontava voti espressi per comprendere come mai la sua provincia di Caserta avesse potuto esprimere un consenso rilevantissimo, oggi diremmo " bulgaro", per la Monarchia di Casa Savoia nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946. In particolare confrontava i dati delle precedente elezioni municipali e quelli espressi per l'Assemblea Costituente al fine di capire perché la provincia di Caserta avesse umiliato in modo così incomprensibile la Repubblica. 
Si soffermava in particolare sui paesi ove era stati presenti diversi uomini antifascisti, ma , seppur in misura minore rispetto alle altre realtà, si constatava un consenso forte per la Monarchia di Casa Savoia anche in tali paesi. Se Trentola, che allora comprendeva anche i comuni di Arienzo e San Felice a Cancello aveva espresso solo 130 voti per la Repubblica a fronte di un consenso di ben 4189 per la Monarchia (forse il primo comune non solo della provincia ad esprimere una percentuale vicina al 100% dei consensi per i Savoia), se Pignataro Maggiore aveva dato alla Monarchia il 96,3% , come Rocchetta e Croce, e Camigliano il 96,2%, Teano il 96%, Francolise il 93%, gli stessi paesi di Calvi Risorta il 91,6% dei consensi e Sparanise l' 89%, se la stessa Capua di tanti antifascisti durante il Fascismo aveva espresso solo il 25% per la Repubblica, se poteva consolare Maddaloni con 2211 voti per la Repubblica contro gli 8895 della Monarchia, e ancora di più Marcianise che pur si era ben difesa in tale contesto di consenso bulgaro, attribuendo 3576 voti alla Repubblica contro i 7458 voti monarchici, una motivazione doveva pur esserci. 
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