di Domenico Giglio
Dopo la serie
di libri dedicati
ai numerosi e
poco conosciuti retroscena
e pagine oscure
della Resistenza, per la
parte avutavi dai comunisti, che tanto
successo hanno riscosso,
Giampaolo Pansa affronta un
tema strettamente politico
con il suo ultimo
lavoro sulla Destra
in Italia, ( “La destra
siamo noi”- editore Rizzoli – 2015 –euro 19,90 ) , che, è
bene precisare non
arriva a trattare
di “Alleanza Nazionale”. L’ interesse
per chi abbia
sempre militato e
votato per quel
settore è senza dubbio
notevole per cui
prima di accingerci
alla lettura del
volume, abbiamo voluto scorrere
l’indice dei nomi
per vedere quali
e quanti esponenti
del partito monarchico
fossero citati e da
lì risalire al
testo ad essi
dedicato. Ebbene i soli
due nominativi sono
quelli di Covelli
e Lauro e
le poche pagine
che ne parlano
si riferiscono alle
elezioni politiche del
1958 , quando i monarchici
si presentarono divisi
in due partiti , il primigenio Partito
Nazionale Monarchico,
simbolo “Stella e
Corona”, leader Alfredo Covelli, ed
il Partito Monarchico
Popolare, simbolo “Leoni e
Corona“, leader Achille Lauro, e
di questi partiti
e parlamentari si racconta
solamente di una
relazione di un deputato
laurino con un
commesso. E questo in
quanto Pansa, ha impostato
la stesura del
suo libro su
di un racconto
intervista di un
ipotetico funzionario ministeriale
a riposo, conoscitore
delle “secrete cose”, ivi
compresi pettegolezzi.
Dunque per i
monarchici citazione solo
per il 1958. E
prima? Non erano esistite
le elezioni amministrative
del 1952 con
la conquista dei
principali Municipi della
Campania con Napoli, Salerno, Avellino e
Benevento, e della Puglia
con Bari, Foggia e
Lecce, da parte del Partito Nazionale
Monarchico, apparentato con
il MSI, con il
PNM in
posizione prevalente e
con tutti i
Sindaci monarchici ? E questa
non era “destra”? Non
si erano tenute
il 7 giugno
1953 le elezioni
politiche con 40
deputati monarchici e
26 missini, totale 66, e
16 e 9 i senatori,per
un totale di 25 esponenti
della destra? Di tutto
questo non vi
è notizia o ricordo, né
dei tentativi antecedenti
del 1952 per
la creazione di
una “grande destra”
con il Partito
Liberale, segretario l’on.
Villabruna, che disse no, il
Movimento Sociale,
segretario l’on. De Marsanich, che disse
ni ed il
solo Partito Nazionale Monarchico , segretario Covelli,
favorevole.
Perciò il lavoro, senza
dubbio interessante di
Pansa, si limita alle
vicende ed alle
trasformazioni del Movimento
Sociale, ed in effetti
questo è particolarmente esatto
dal 1972, da quando
cioè scomparve dalla
scena politica il
PDIUM, erede dei due
partiti monarchici sopra
citati, che era l’altra
componente della Destra, forse
ancora più tipica
e corrispondente al
termine,per la sua
impostazione liberaldemocratica. Da questa
scomparsa come partito
autonomo e come
parlamentari, non bilanciata per
mancanza di mezzi
dalla esistenza di
una parte non
trascurabile del PDIUM
che non aveva
accettato la infelice
e fatale confluenza
nel MSI, ed era
rimasta indipendente, ma senza
più il partito, nasce questa
dimenticanza sull’azione politica
e parlamentare dei
monarchici anche per
periodi in cui
questa presenza era
invece significativa ed
anche cospicua, e
pure ricca di
iniziative proprio per
costituire una destra
moderna, sociale e liberaldemocratica, come esistente
in altri importanti
paesi europei. Cioè una
destra di governo !
Purtroppo è la
conferma che quando
un movimento politico, di
medie dimensioni, privo di
radici profonde ( Il PNM era nato
nell’agosto 1946 ), scompare,
dopo una
vita travagliata, e con
esso il suo
simbolo elettorale, viene presto
dimenticato dall’opinione pubblica, ma
chi scrive di
storia non può
cancellare una componente
della destra, oltre tutto
inserita nella vita
parlamentare ed i
cui voti non erano “respinti”, come quelli, all’epoca, del
MSI. Quanto poi alle
altre presenze, giustamente è
stato dato largo
spazio ad Indro
Montanelli, monarchico
risorgimentale, grandissimo
giornalista sempre però indipendente
da partiti, quale tipico
esponente di questo
settore, mentre è stata
completamente ignorata l’intensa
attività giornalistica di
Domenico Fisichella, come editorialista
de “ Il Tempo”, fin dal
lontano marzo 1977, prima
di scendere in
politica nel 1992 , che propugnava
per una nuova
destra i valori
storici liberali, nazionali e
sociali con la
costanza e la
metodicità dello studioso, valori che
sperava venissero realizzati
con “ Alleanza Nazionale”.
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