NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 12 settembre 2015

Post scriptum all'articolo sull'8 Settembre

L'articolo dell'Ambasciatore Zuccoli è stato pubblicato anche sul sito www.unsognoitaliano.it di Salvatore Sfrecola.
Ci è parso molto interessante anche il suo commento. Lo riportiamo.




di Salvatore Sfrecola 

P. S. Pubblico molto volentieri l’appassionata difesa della verità dell’amico Camillo Zuccoli, in perfetta consonanza con quanto ebbi a scrivere su questo giornale l’8 settembre 2013.
Voglio aggiungere qualche considerazione ispirata dalle parole di Zuccoli. Se nonostante la guerra perdura, i morti, le distruzioni delle città e delle infrastrutture civili ed industriali, la perdita dell’Istria e della Dalmazia, la cessione delle colonie, dove gli italiani si erano prodigati come nessuna delle nazioni europee per trovare nuovi spazi di lavoro con le comunità locali, se, ripeto, nonostante il dolore fosse negli occhi e nel cuore di tutti, milioni di italiani hanno comunque votato Monarchia al referendum del 2 giugno 1946, vuol dire che l’attaccamento alla storia e la considerazione del ruolo della Corona era ancora grandissimo. 
Anche per la stima di quel Re che, rientrato precipitosamente a Roma dopo l’assassinio del padre, il Re Umberto I, aveva impedito ogni “giro di vite” suggerito da ambienti reazionari vari, politici e industriali per mettere la mordacchia ai lavoratori, ed aveva aperto la strada a riforme importanti che fecero addirittura scrivere a Mario Missiroli un libro di grandissimo successo “La Monarchia socialista”, di recente ripubblicato da Le lettere.
Né gli italiani avevano dimenticato il Re che aveva lasciato Roma per il fronte, insieme ai Suoi soldati, quel 25 maggio 1915, a mezzanotte, in sordina ed in forma privata. D’Annunzio ne diede un’immagine poetica a suo modo: “Il Re ha dismesso l’ermellino/ e la porpora, come un fantaccino/ renduto in panni bigi/ sfanga nel fosso e va calzato d’uosa./ Il Re che partisce il pane scuro/ col combattente e non disdegna/ il duro macigno alla sua sosta”.
In quelle giornate la Regina Elena, che Papa Pio XI chiamerà “la Signora della Carità”, aveva trasformato il Quirinale in Ospedale Militare issando sulla torretta la bandiera della Croce Rossa.
Così, tanto per ricordare!

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