NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 23 gennaio 2016

Il Partito Democratico Italiano, di Enzo Selvaggi - prima parte

Un fortunato ritrovamento su ebay ci consente di restituire al nostro mondo e al mondo un pezzo della nostra storia. 
Enzo Selvaggi è una figura quasi mitologica per i monarchici, ma in realtà su di lui si trova ben poco. Anche trovare una sua immagine non è stato facile. 
Enzo Selvaggi è il monarchico fedelissimo che fondò il Partito Democratico Italiano, dichiaratamente monarchico, che fondò il quotidiano monarchico Italia Nuova, unico di una certa importanza a sostenere le ragioni della Monarchia e del Re durante la battaglia referendaria, che presentò il famosissimo ricorso alla Suprema Corte di Cassazione confutando i risultati del referendum istituzionale del 1946. 
Riproponiamo un pezzo di storia per noi importante, per saper difendere meglio le nostre le nostre ragioni.


ENZO SELVAGGI

DISCORSO PRONUNCIATO IN ROMA IL 3 DICEMBRE 1944 NEL TEATRO QUIRINO


L'ITALIA CHE COMBATTE E CHE SOFFRE

Una premessa. Esporrò prima i principi generali ai quali si ispira il Partito Democratico Italiano e su cui proponiamo la più ampia discussione da parte di amici e di avversari. Parlerò poi di ciò che ci divide dagli altri e dei problemi contingenti.

Lotta politica significa inevitabilmente antitesi e opposizioni. Ma la lotta nella quale noi abbiamo preso il nostro posto non ci spaventa, poiché essa è il necessario, faticoso travaglio della libertà.

Solo in un caso questa lotta potrebbe spaventarci e allarmarci: se al di sotto di essa non avvertissimo, pur talvolta apparentemente dimenticato, ma non certo da noi, l'esistenza di un piano comune che in qualche modo orienta ed unifica le nostre lotte e le nostre antitesi. Questo piano è l'Italia, l'Italia che combatte. E se è vero che tutte le possibilità di riscatto e di rinnovamento sono affidate esclusivamente all'energia con la quale l'Italia saprà sostenere tutti i termini di questa lotta, bisogna concludere che l'Italia più vera e migliore è appunto l'Italia che combatte.
Noi quindi pensiamo con gratitudine a tutti coloro che in diverse forme e condizioni combattono per la libertà italiana: alle ricostituite Divisioni dell'Esercito, all'Aeronautica, alla Marina, ai Patrioti.


Marinai e Patrioti

Non v'è certo graduazione nel significato morale del loro sacrificio. Ma se guardiamo al rilievo politico, obiettivo, che, ogni azione acquista, non siamo ingiusti pensando con particolare ammirazione ed orgoglio a due categorie di combattenti: i marinai ed i patrioti.

I marinai hanno avuto il privilegio in un certo momento di rappresentare quasi soli l'Italia e di costituire l'unico peso da gettare sulla bilancia della sorte e del futuro. Nel tragico settembre, del '43, nella dissoluzione di ogni forza, l'Italia ha continuato ad esistere di fronte al mondo, come realtà politica, solo grazie ai suoi marinai.

Se la Marina è l'unico organismo tradizionale che ha retto alla crisi, i patrioti rappresentano il fatto nuovo, importantissimo, di questa nostra guerra. La loro guerra è umanamente la più dura e la più desolata delle guerre. Essi sanno che l'alternativa unica della loro vittoria e il sacrificio supremo. Oltre gli effetti militari e politici della loro lotta, essi provano l'esistenza nella nostra compagine nazionale di centri vivi ed attivi, di forze moralmente e civilmente sane. Forze nella loro maggioranza non politicamente definite e qualificate ma spontanee, suscitate dall'urto della crisi e mosse da un senso elementare di dignità e coscienza  civile. Ora, se democrazia implica appunto coscienza civile, spontaneità, iniziativa popolare, l'azione dei patrioti costituisce una premessa ed una fondata speranza per la nuova democrazia italiana. Prendano atto non solo gli italiani, ma soprattutto gli stranieri, di questa verità. Un popolo che si batte è pienamente degno della sua libertà: poiché esso è già libero.

Ma insieme all'Italia che :combatte noi dobbiamo rivolgere il nostro pensiero con dolorosa solidarietà anche all'Italia che soffre. E innanzi tutto agli italiani premuti ancora dalla dominazione nazi-fascista, i loro dolori e le loro sofferenze sono infiniti, ma noi sappiamo che essi non cedono. Il loro sacrificio rimane come segno e titolo di questa nuova Italia che sta sanguinosamente sorgendo.

I prigionieri di guerra

Vada poi il nostro pensiero ai fratelli lontani: ai prigionieri di guerra. Lontani dalla Patria, lontani dal presente travaglio politico, in essi la, sofferenza della nostalgia si raddoppia nel dubbio, nell'incertezza, nello scoramento, anche talvolta nell'errore. Noi comprendiamo la loro angoscia ed essi avranno bisogno di noi, della nostra comprensione. Ma anche noi avremo bisogno di associare queste forze, che sono fra le più giovani e le migliori, al comune lavoro di ricostruzione. E' dunque necessario domandarsi con inquietudine se si è fatto tutto il possibile per alleviare la loro sorte. Non comprendiamo infatti come sia possibile, dopo quindici mesi di cobelligeranza, dopo l'allineamento morale e politico della Nazione italiana la fianco degli Alleati, mantenere dei soldati italiani nello stato giuridico di prigionieri di guerra dei nostri stessi alleati di fatto.

La massa

Infine il nostro pensiero deve rivolgersi a tutta la grande massa del popolo, colpito da lutti, distruzioni sofferenze, senza fine, la cui vastità e profondità ha superato ogni immaginazione. Pensiamo agli strati più umili, ai componenti più ingenui e più ignari di Questo popolo, agli uomini smarriti e senza lavoro, alle donne sole che si aggrappano disperatamente al focolare aspettando i loro cari o nel ricordo di coloro che più non torneranno, ai giovani ed ai fanciulli sui quali ricade il maggior peso della sofferenza collettiva. Pensiamo all'uomo della strada, attonito di fronte al presente disorientato le sfiduciato di fronte al futuro. In tale situazione lo squilibrio morale si aggiunge allo squilibrio sociale ed economico e i problemi del Popolo, si riducono ai problemi del sopravvivere, come si dice, o del vivere materiale giorno per giorno.


Verso questo popolo noi sentiamo: il più profondo e commosso interesse, ma sentiamo anche pesante e tremenda la responsabilità politica che, noi, per il fatto stesso di occuparci di politica ci siamo assunti proprio di fronte ad esso. Abbiamo quindi voluto ricordare con particolare accento questa realtà dell'Italia che combatte e dell'Italia che soffre perché la coscienza e l'interesse per tale realtà costituiscono per noi, per il nostro movimento, uno dei punti essenziali e caratteristici, che ci hanno portato a trarre certe conseguenze e a fissare certe posizioni.

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