NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 30 maggio 2017

Il primo soldato d'Italia - II parte

Il salvataggio delle tende.
Il cuciniere fu messo subito in valore, ma c’era ben poco da fare. Bisognava soprattutto trattenere le tende che il vento voleva portare in... territorio austriaco. Tutti gli uomini erano lì, sotto la pioggia, a legare agli alberi ed agli arbusti le funi delle grosse tele. Era una lotta disperata e allegra con la natura. Niente di tragico, ma restar tutti allo scoperto sarebbe stata una bella noia. Il Re mangiò della carne in conserva, bevve del marsala e volle uscir fuori. Un ufficiale gli offrì il suo mantello, il Sovrano vi si avvolse e sotto la pioggia scrosciante e il vento impetuoso accorse fra i soldati.
Li vide intenti alla strana opera di salvataggio. Un alpino s’era abbracciato con comica desolazione ad una tenda già mezzo scossa e ridendo come un matto, gridava : - O te o la morte!
Prima di lasciarti scappare farò qualunque sacrificio! Ohè, ragazzi, acchiappatele per i pioli! - Un altro alpino aveva ficcato le braccia nelle feritoie della sua minuscola tenda ed aveva incrociato le braccia sul resto, cosi che appariva avvolto nell'enorme tonaca improvvisata, come uno stranissimo frate guerriero. Scene di questo genere si svolgevano dovunque, su uno spazio di trecento metri. Il Re vide e scoppiò in una bella risata. Poi volto ai soldati:
- Ragazzi, non ne deve scappareuna! E se una sola ne vola, andremoa riprenderla in Austria!
Si voltarono e videro il Re. Tuttala compagnia si schierò in un inverosimile saluto: una mano al berrettoed una... alle tende! Non si sapevafare a meno di tener l’attenti davantial Re; ma non si potevano lasciar fuggire lo tele. Fu il Re stesso che disse :
- Avanti, lavorate!
La lotta durò ancora per poco, finchéil grosso del temporale passò e rimasesolo una pioggerella fine e noiosa, cheperò impedì al Re di ritornar giù.
L’oscurità era completa o gli ufficialidovettero mostrare al Sovrano il pericolo cui sarebbe andato incontroavventurandosi per la strada rovinatadal temporale. Fu così che VittorioEmanuele III passò una rigida nottein un accampamento alpino, su unlettuccio da campo, avvolto in un mantello da ufficiale, soldato fra soldati.
L’alba lo trovò già sveglio, in piedi.Grida di entusiasmo altissimo si levarono dalla truppa schierata sulla piattaforma della montagna! soldati eranocommossi davanti al loro Re che avevadormito accanto ad essi, per poche ore,nell’attendamento alpino, come un modesto tenente.
Se a questi ragazzi domani un ufficiale davanti al nemico, griderà : Innome del Re, avanti! - essi si precipiteranno nella lotta con ardore invincibile e con fede centuplicata.

La colezione con i bersaglieri.

E giunto stamane improvvisamentea cavallo su un’altura fortificata. Ilfiume scorre, ingrossato dalle tempesterecenti, a cinquecento metri, su unletto petroso e giallo, visibile nel riflesso della luce anche a distanza.
Pare che le acque corrano sopra unletto di ossa bianche, arrotondandolesempre più.
L'accampamento dei bersaglieri ha accolto il Re con l’entusiasmo solito. Il Sovrano è giunto allenove: fra mezz’ora, rancio. Ha saggiatoprima la carne, poi ha dato gli ordiniper la mensa.
Sotto il magnifico sole mattutinonon ancora cocente, su un gran pratomorbido, un intero battaglione di bersaglieri, su per giù un migliaio diuomini, s’è schierato sull’attenti. Poi,quando il Re è arrivato, tutti si sonoseduti in un larghissimo circolo, intorno a Lui. La mensa ed il menu,uguali per tutti, il Sovrano in mezzo,gli altri intorno, ufficiali e soldati. La conversazione s’è fatta subito animata.
Il Re ha incominciato a parlare coni più vicini Per rispondere alle domande un caporalotto s’è alzato inpiedi, sull’attenti. Ed il Re : - Stabuono. Siedi e rispondi. Pensa a provvedere allo stomaco. Occorre esser fortitutti i momenti. Capitano, si puòavere qualcuna di quelle vostre scatoledi biscotti ?
Le scatole sono arrivate in numerodi dodici. Una delizia, un profumo squisito. I denti giovanili hanno maciullato con molta rapidità. La colezioneera per finire, quando un grosso largoboato vicino s’è fatto sentire : il cannone. Un altro, un altro. Un duellod’artiglieria incominciava, serrato enutrito. Un cannoneggiamento fittos’annunziava.
I soldati sono rimasti un momentoincerti, con l’orecchio teso e i biscottiin mano. Il Re ha chiamato un ufficiale e ha parlato con lui pochi minuti. Poi s’è rivolto ai bersaglieri :
- E il cannone che lavora oltre l’Isonzo. Bene! Preparatevi a muovervi.
Il Comando ha bisogno fra un’oradelle vostre baionette.
La colezione è terminata. Con larapidità che solo i nostri hanno, indieci minuti oltre mille bersaglierierano completamente armati, su unalarga distesa di terreno, pronti a marciare. Bisognava mettersi in riga. Unmovimento vivissimo s’è fatto, ufficiali e graduati subalterni correvanodi qua e di là, ordini brevi e rapidivolavano nell’aria. I soldati caricavano sulle spalle gli zaini, imbracciavano i fucili. Un soldato chiede:
- Ohè, dov’è Sua Maestà?
Una voce oramai nota a tutti i combattenti gli risponde, alle' spalle :- Eccomi. - Il ragazzo, rigido sull’attenti, s’è fatto rosso come un bambino colto in fallo. E il Sovrano: Chiedete del Re sempre che sentiteil bisogno di vederlo.

Il Re comanda: Avanti!

Allora s’è svolta una scena profondamente commovente. Il battaglione sapeva che si andava «alla baionetta».
Prima di partire per la carica, ognuno ha voluto presentare le armi al Re.
Questi, moltiplicandosi con inesauribile energia giovanile, era accanto atutti, a ciascuno diceva una parola d’incoraggiamento e di lode.
- Avanti, ragazzi! Andiamo a dare un’altra lezione agli austriaci! Mostriamo loro che cosa sono le baionette che combattono nel nome di Savoia! In riga!
Il Re stesso ha dato gli ordini. Un colonnello che ha già dato belle provedi valore aspettava l’ordine di marciare. I soldati presi da un entusiasmo frenetico a stento trattenuto aspettavano la parola. Il Re era salito a cavallo e si era messo di lato, inpiedi sulle staffe, solo, col busto eretto e gli occhi scintillanti. Il battaglione era lì, pronto a scattare, come una formidabile molla trattenuta da una forza invisibile, allineato e scintillante di lame brunite e di piume violacee. Quando non un piede era fuori diriga, non una baionetta fuori posto,quattro bersaglieri hanno dato uno squillo di tromba ch’è parso un grido.
Una voce - quella del Re - ha detto:
- Avanti!
Non è stata una partenza, ma uno scatto. La massa stupenda degli uomini s’è mossa tutta insieme, la marcia è incominciata veloce e regolare.
Di lì ad un chilometro o due, la marcia si sarebbe mutata in corsa, lo slancio sarebbe diventato assalto, la baionetta avrebbe fatto miracoli.
Tutto il battaglione è sfilato davanti al Re. Evviva e grida d’entusiasmo arrivavano a Lui da ogni fila:-Maestà, vinceremo e torneremo tutti! - Viva la Regina! - Arriveremo a Vienna! - Viva Savoia! -Viva il Principe di Piemonte! -Avanti, bersaglieri del Re!
Fino a che l’ultimo bersagliere sorridente non è passato, il Re è rimasto in piedi sulle staffe del suo cavallo,facendo segni affettuosi di saluto colcapo, portando spesso la mano al berretto. Il battaglione si è dileguato nella polvere, rapidamente, tra una musica di armi e di canti di guerra.


Il Re aveva gli occhi fissi sui suoi soldati che si allontanavano. Sul volto gli si leggeva una gioia ansiosa e virile, una fiducia illimitata nelle armi e nel diritto d’Italia, una felicità maschia e non celata, una forza indomabile e tenace, che lotterà per la vittoria, fino a che non sia completamente nostra, primo fra i soldati d’Italia, con lo stesso ardore e con lo stesso slancio che tutti i combattenti hanno nell’anima.

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