NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 14 maggio 2017

Quei "castelli sovrani" della provincia Granda raccontati all'Unitre

I castelli che furono in possesso di casa Savoia, in Provincia di Cuneo, saranno il tema trattato da Elena Garello per il ciclo lezioni Unitre lunedì 15 maggio, alle 15,30, al Cinema Monviso.

Sono oltre duecento i castelli della Provincia di Cuneo, alcuni ridotti a rovina, altri restaurati ed adibiti ad abitazione od a musei di se stessi. Circa sessanta sono quelli legati ai Savoia: l’elenco alfabetico inizia con Acceglio e termina con Villanova Solaro.

In occasione della conferenza, verranno presi in esame il Castello di Racconigi, quello di Govone e, per finire, quello di Valcasotto, particolarmente amato dalla relatrice. Il primo nasce come castrum romano, poi trasformato in una fortezza a difesa del Marchesato di Saluzzo ed ampliato dagli Acaja e dagli eredi Savoia-Carignano. Gli architetti Guarini, Borra e Melano donano progressivamente alla costruzione l’aspetto odierno.

Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, Vittorio Emanuele III ed Umberto II amano risiedere a Racconigi per la villeggiatura. La loro presenza è testimoniata dal succedersi delle mode e dei gusti decorativi degli ambienti interni. Anche il parco subisce un rinnovamento evolvendosi da giardino barocco a luogo ameno “all’inglese”.

Analoga sorte tocca al Castello di Govone: le trasformazioni da castello medievale a residenza barocca e poi ottocentesca furono operate dai Conti Solaro (famoso è il soggiorno, avvenuto nel 1730, di Jean-Jacques Rousseau postosi al servizio del conte Ottavio) e poi dal Re Carlo Felice. Il parco all’inglese è arricchito da un roseto.

Dopo il 1834, Carlo Alberto acquisisce la proprietà dell’antica Certosa di Valcasotto. Vittorio Emanuele II le assegnerà una destinazione venatoria facendovi risiedere i suoi cinque figli. Tra queste mura, la primogenita quindicenne Maria Clotilde scrisse a Cavour la famosa lettera che affidava alla sorte il suo matrimonio con il principe Bonaparte.


L’epoca partigiana ha visto qui alcune tra le presenze più significative. Queste “maisons de plasir” sono oggi comprese nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Cani, cicogne e… asinelli allietano i visitatori con la loro presenza discreta.

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