NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 9 agosto 2017

Monarchia Sociale e Comunità Nazionale

IMMISSIONE DEI GIOVANI AL LAVORO
2) Sul problema dell’apprendistato, l’immissione dei giovani al lavoro, e le scuole professionali, e da osservare che la disciplina legislativa sull’apprendistato, pui considerando il progetto di legge in esame al Parlamento, è superata. L’apprendistato non può essere risolto come un «fatto» circoscritto alle esigenze economiche, produttive, sociali dell’azienda. Esso è un « fatto » che interessa tutta la Comunità nazionale, ed ha inizio nella Famiglia e primo conseguimento nella Scuola; e deve trovare armonica disciplina nei problemi di carattere morale, pedagogico e psicologico da cui è possibile una realistica preparazione del fanciullo che lo metta in condizione di affrontare il primo contatto con la vita sociale.

Pertanto prima di provvedere a disciplinare l’apprendistato nei campi, nelle officine, nei commerci, negli uffici, bisogna provvedere ad una riforma completa della Scuola, primaria e secondaria, sviluppando nell’una e nell’altra un programma di istruzione e sperimentazione di avviamento al lavoro, oggi troppo superficialmente svolto da Scuole non idoneamente attrezzate (AVVIAMENTO) o limitate a singole discipline, spesse volte non rispondenti alle necessità del luogo ove sono dislocate per la limitatezza dei programmi. La Scuola primaria e secondaria deve essere la « palestra prioria » in cui i giovanetti, unitamente alle teorie debbono apprendere realistiche e pratiche cognizioni di « quel lavoro » verso cui la naturale inclinazione e predisposizione del fanciullo è più orientata.

Così riallacciato il problema dell’apprendistato a quello della Scuola, e provveduto alla riforma dell’Assistenza e della Previdenza nel senso in cui i nuovi indirizzi sociali vanno orientandosi, il problema contrattuale, salariale, previdenziale dell’apprendistato può essere risolto senza alterare eccessivamente l’economia delle aziende, dell’ occupazione, della produzione ; e quindi assegnando a ciascun apprendista categoria e retribuzione che saranno stabilite dai contratti di lavoro, e non da ima legge coercitiva che ignorerà sempre le vere condizioni culturali, le capacità, la preparazione tecnica dell’aspirante apprendista.

Di conseguenza la legge sull’apprendistato dovrebbe predisporre l’assunzione obbligatoria, in qualità di apprendisti, dei diplomati usciti dalle scuole di avviamento al lavoro. Nel qual caso la ripartizione numerica fra le varie categorie di aziende dovrebbe essere concordata ed eventualmente graduata nel tempo fra le associazioni professionali e le autorità scolastiche. E quindi si dovrebbe, secondo le richieste di mercato, predisporre possibilmente già nelle scuole la ripartizione per specializzazione dell’alunno. Tutto ciò anche per impedire lo sfruttamento dei giovani, prelevati dalla strada, da piccole aziende o da artigiani, i quali, con la scusa dell’apprendistato, ne approfittano per fini non sempre giustificabili.

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