NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 6 settembre 2017

Monarchia sociale e Comunità nazionale

POLITICA DEL COMMERCIO CON L’ESTERO
4) Sulla dilatazione del mercato di consumo della produzione nazionale, ed in particolare sulla indispensabile revisione dell’attuale politica del commercio con l’Estero. Il complesso di provvedimenti e di riforme indicati da questa mozione tendono — oltre che a fini proprii di giustizia sociale, di soldarietà nazionale e di equilibrio politico — a dilatare sempre più, quali a rapido effetto e quali a lunga portata, il potere di acquisto del mercato interno onde trovare maggiore possibilità di sbocco alla produzione nazionale. Anche a questo fine — che interessa precipuamente l’equilibrio economico nazionale, giacché una economia che sia ridotta a produrre per il magazzino oltre le normali aliquote è una economia alla vigilia del fallimento quale che sia l’aumento dei suoi indici di produzione — sono urgenti e rispondenti ad improcrastinabili necessità dell’equilibrio economico nazionale così i provvedimenti su una nuova strutturazione del sistema fiscale, e specialmente la abolizione delle Imposte di Consumo che più incidono sui consumi delle classi medie e popolari e la riduzione delle altre fra esse, quelli per una riforma del regime del credito suggeriti nella prima parte di questa mozione, come oggi atto o provvedimento che tenda ad accrescere i redditi delle classi medie e popolari. Giacché questi, per le necessità della vita, più rapidamente che non i redditi delle classi ad alta ricchezza ritornano sul circolo delle scambio monetario e stimolano le vendite ed i consumi con immediato sollievo delle categorie produttrici e commerciali. 
Ma qualsiasi esaltazione dei consumi sul mercato interno sarà insufficiente ad assicurare un confacente sviluppo ad una attività produttiva la quale non solo è in aumento, ma deve essere per ogni altra possibile via stimolata a sempre più accrescersi per incrementare il mercato del lavoro. A questo fine occorre assicurare alla produzione italiana assai più vasti sbocchi che non gli attuali sui mercati esteri, scopo che non sembra raggiungibile senza una revisione radicale dei criteri della politica del commercio estero.

Questa deve ispirarsi, oltre a tutti gli altri che ne conseguono, a due criteri fondamentali: a) equilibrare con i provvedimenti analoghi degli Stati stranieri i provvedimenti di «liberalizzazione» cosicché questa teoricamente auspicabile — non avvenga se non a condizioni di garantita reciprocità e con piena garanzia degli interessi della produzione nazionale nei confronti della concorrenza straniera; b) condurre una politica del commercio estero capace soprattutto di dirigere le nostre esportazioni non su mercati scelti in base a criterii politici, ed economicamente concorrenti o inaccoglienti, ma su quei mercati che, oltre ad essere tradizionali all’attività mercantile italiana e ad offrire larghe possibilità di intercambio, sono naturalmente ed economicamente complementari al mercato italiano. Sono questi i mercati dell’Est, sia esso europeo, mediterraneo o asiatico. 
A potenziare il nostro intercambio con questi mercati e ad assicurare in essi all’attività commerciale italiana quelle solide posizioni che già essa vi conobbe, deve esser rivolta la nostra maggior cura, superando quei pregiudizii, quelle eventuali inibizioni e quegli ostacoli che potessero venire, per alcuni di essi, da motivi strategici ed ideologici. 
Tale politica del commercio estero deve essere sostenuta da una adeguata politica estera la quale, senza infrangere la solidarietà occidentale, deve preoccuparsi in ogni questione e di fronte a qualsiasi alleato della sovranità ed indipendenza del giudizio italiano, degli interessi nazionali in ogni caso preminenti su quelli comuni, e riconquistare quella autonomia di politica estera che possa consentire anche all’Italia, come da qualche mese consente alla Francia, di lavorare, nell’interesse comune, alla distensione europea e alla pace mondiale. La decisa ripresa delle nostre relazioni commerciali ad Est, suffragata dai necessari atti politici (come il riconoscimento della Repubblica Cinese e lo stabilimento tra Roma e Pekino di reciproche normali relazioni diplomatiche) appare essenziale a questi fini generali, oltrecchè urgente ai fini preminenti dell’interesse economico e politico italiano.


PASQUALE PENNISI (Roma), Delegato di base.
ALDO SALERNO (Roma), Vice Segretario Generale del PNM.
STEFANO CAVALIERE (Foggia), Deputato al Parlamento.
ALBERICO LENZA (Salemo), Deputato al Parlamento.
IPPOLITO CARINI (Rovigo), Consigliere Nazionale del PNM. - Ispettore Regionale per il Veneto.
FRANCO MAGGI (Pescara), Consigliere Nazionale del PNM.
CONCETTA LANFRANCHI (Taranto), Ispettrice Nazionale del M.F. del PNM.
ENRICO AIELLO (Potenza), Ispettore Regionale per la Lucania.

GIOVANNI SEMERANO, Direttore della rivista « La Monarchia ».

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