NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 3 febbraio 2018

Io difendo la Monarchia - cap III - 1

La conquista dello stato
II fascismo si prepara alla conquista dello Stato – La riforma proporzionale e le sue conseguenze sulla Camera e sui Governi del dopoguerra - Lo sciopero dell’estate del 1922: la «Caporetto» del socialismo - L’ultimo Ministero Facta - Il ricatto mussoliniano alla borghesia e alla Monarchia - L’anticipazione della «diarchia».
Dopo il Congresso di Roma e la trasformazione del movimento in partito, il fascismo si preparò alla conquista dello Stato. In tutto l’anno 1922 esso apparve come la maggiore forza organizzata del Paese. Eppure la sua dottrina era inesistente, la sua organizzazione difettosa, il suo sindacalismo incerto e oscillante tra la reazione agraria e la sovversione delle leghe. Mussolini si compiaceva sempre più di apparire un uomo di azione che ha in disdegno gli intellettuali puri, gli uomini chiusi nella «torre d’avorio», i pessimisti e i quietisti. Sarà questo un atteggiamento costante e col passare del tempo si aggraverà sino a combattere tutta l’intelligenza italiana.
Egli esaltava l'attivismo come fondamento del fascismo e sempre più identificava la sua dottrina con la nietzschiana «volontà di potenza». Le condizioni del paese nel 1922 erano già migliorate; quello stato di provvisorietà e di messianica attesa del 1919-1920 era già superata; Giolitti e Bonomi avevano già restituito un certo assetto allo Stato, al paese. L'esperienza russa aveva perduto le attrattive del primo momento dopo la visita fatta colà da alcuni uomini del socialismo e le impressioni sfavorevoli che ne avevano riportate. Ma il Parlamento non aveva riacquistato l’antico prestigio; la lotta politica si svolgeva sempre nei comizi domenica!, e con le spedizioni punitive. Non solo il Parlamento non viveva che per rovesciare il Governo in carica (tre ministeri Nitti in un anno, un ministero Giolitti in un anno, un ministero Bonomi di sette mesi, due ministeri Facta in poco più di otto mesi), ma il Governo non era più l’espressione di una maggioranza parlamentare e di preordinato indirizzo politico indicato dalla figura, dal passato e dal programma di un uomo come Crispi o Giolitti o Sonnino, ma una unione incerta e fluida alla quale i partiti concorrevano con una distribuzione proporzionale di portafogli sulla base della forza numerica dei rispettivi gruppi parlamentari. Era una unione del tutto provvisoria, anzi momentanea, messa in pericolo giorno per giorno dagli ondeggiamenti, dalle piccole crisi, dalle gelosie dei gruppi parlamentari e dalle oscillazioni tattiche dei partiti.
Le consultazioni e l’azione della Corona avevano prima una loro importanza nella formazione dei Gabinetti, ma ora no: il suo compito era ormai divenuto quasi passivo e meccanico. La vecchia Camera eletta a collegio uninominale era ricca di individualità: i Minghetti, i Sella, gli Spaventa, i Bonghi, i Cavallotti, i Bovio, i Ferrari non avevano importanza per il numero dei deputati a loro aderenti, ma per quello che tali individualità sentivano ed esprimevano di fronte alla opinione pubblica. La riforma elettorale del 1919 che aveva introdotto la proporzionale aveva avvilito il Parlamento e depressa, non elevata, la lotta politica. La Monarchia non poteva che mantenersi estranea a questo giuoco artificioso. E intanto il fascismo cercava sempre più apertamente di sostituirsi al Governo sollecitandolo a compiere atti che esso non poteva compiere, a mostrare una forza che esso non poteva sfoggiare se non nei limiti della legalità. La lunga campagna contro il parlamentarismo; contro la legislazione liberale, contro certo costume burocratico aveva avuto il suo effetto. L’opinione pubblica guardava ansiosa alla nuova esperienza, si attendeva chi sa quali risultati dai nuovi metodi; la guerra aveva mutato il carattere degli italiani e aveva fatto riaffiorare certi lati che nel 1919-1922 ci parvero nuovi e promettenti, poi riconoscemmo come vecchissimi e tristissimi nella storia d’Italia: certo spirito d’avventura, l'amore della fazione, il gusto della rissa e della spacconata lo spiccato individualismo favorito dall’acquiescenza servile della maggioranza. Ogni provincia aveva prodotto uno o due capi 0 ras sul vecchio stampo dell’italiano fazioso, e questi andavano calpestando norme, regole, leggi e costumi mentre le autorità sopportavano quando non favorivano e l’opinione pubblica applaudiva. I fascisti speculavano furbescamente sul patriottismo (1).


(1) Si è ora riprodotta, assai in peggio, la stessa atmosfera violenta e faziosa del 1919. Assai più abile e organizzato appare il movimento del comunisti. Ecco cosa ne scrisse, sul settimanale cattolico Inglese The Tablet del 22 settembre 1945, un funzionario del Governo militare alleato in Italia, James R. Reynolds: «Il compito di scegliere il Sindaco e il suo Consiglio fu un affare particolarmente delicato. La prima autorità con la quale venimmo in contatto nel momento del nostro ingresso in un comune era sempre il Comitato Nazionale di Liberazione. Questo organismo variava come qualità secondo infinite gradazioni. Tuttavia, tutti avevano in comune qualche cosa. A tutti, i comitati centrali del proprio partito avevano prescritto che i partiti dovevano essere rappresentati nel Comitato in modo paritetico. Col risultato che spesso voi avreste trovato un bolscevico rosso acceso definirsi liberale o socialista allo scopo di mostrare che, sulla carta, le cose andavano bene. La seconda cosa comune ad essi tutti era la determinazione di non abbandonare il potere unito al desiderio di esercitare questo potere indirettamente attraverso un fantoccio di amministrazione. Questa gente avrebbe preferito mettere a capo dell’amministrazione ufficiale degli uomini di paglia e continuare a trattare direttamente con me su tutti gli argomenti di maggiore importanza.
«Questo atteggiamento si sviluppò più tardi in una situazione di cui tutti ci rendemmo consapevoli quando il C.L.N., sul plano provinciale, diceva a se stesso : ” Lasciate che l’A.M.G. si trovi imbrogliato con gli uomini di paglia che noi gli abbiamo dato, mentre noi stiamo a vedere e ci assicuriamo il potere con
i metodi sotterranei che conosciamo così bene. Quanto maggiore sarà l'attività dell’A.M.G. tanto meglio per noi. Perché quando essi andranno via, e dovranno pure andarsene, noi riusciremo a subentrarvi e a mettere tutto a posto, senza che il nostro prestigio sia stato per nulla offuscato. Nel frattempo li aiuteremo a fare molte cose con quei mezzucci che noi conosciamo. Nella mia piccola sfera di azione io ero deciso a fare quanto era in mio potere per distruggere questa disastrosa forma di dualismo, col persuadere ogni persona onesta che c'era nel Comitato di Liberazione ad assumere delle responsabilità; col risultato che in ogni mio comune io ebbi una amministrazione forte, mentre il Comitato di Liberazione ben presto non ebbe altro da fare che dedicarsi alle sue beghe interne».  
Dopo aver descritto l’abile fatica diplomatica che lo portava « nove volte su dieci » a mettere a capo delle amministrazioni comunali uomini non designati dal C.L.N., ma che senza dubbio il popolo avrebbe scelto qualora vi fossero state libere elezioni, il signor Reynolds si diffonde a parlare della fissazione dei prezzi, dell’ordine pubblico, della «universale corruzione» nei funzionari pubblici, che hanno stipendi «nominali » e attendono dalle «mance» di che vivere. Sui Comitati di Liberazione cosi prosegue: «Negli ultimi giorni della cosiddetta liberazione, io avevo l’impressione che la Chiesa avesse nel paese un’influenza predominante. Più tardi penso che questa sia stata battuta dal Partito comunista. Penso che il Comitato di Liberazione Nazionale sia dominato dai comunisti, l’unico partito che non stia sulla difensiva. « Secondo me, l’influenza di questo Comitato è per l’Italia un disastro unico e quanto esso fa è causa di confusione per ogni dove. Esso ha attirato verso di sè il tipo peggiore del carrierista politico. Nel momento in cui lasciai l’Italia, il C.L.N. stava costruendo il suo potere con tutti i1 mezzi sotterranei. Quantunque ufficialmente fosse solo un corpo consultivo in molte parti del paese esercitava un dominio arbitrario. Coloro che erano abbastanza coraggiosi da rifiutarsi di sovvenzionarlo finanziariamente si sarebbero visti senz’altro denunziati come fascisti e, attraverso numerose false testimonianze, a qualsiasi delitto. Il comitato è conosciuto sotto la sigla e taluno va mormorando che esso sta per ’’Come Loro Noi”. Certamente la sua posizione è molto simile a quella del vecchio partito fascista, persino nelle squadre punitive ora rappresentate dalle bande partigiane. Il partito comunista sembra avere in Italia abbondanza di danaro. Quando procedevo alla nomina di un sindaco comunista, avevo subito l’impressione che egli fosse sempre in condizione di rinunziare ai suoi affari privati per dedicarsi esclusivamente al lavoro pubblico. La leggerezza organizzata della sua propaganda è una meraviglia, mentre l’inqualificabile sostegno della Russia è il solo tratto caratteristico permanente. Una certa ansietà è stata sofferta dal partito quando un certo numero di italiani deportati ritornarono dai territori tedeschi occupati dai russi. Tuttavia la difficoltà venne superata col persuadere i reduci che era bene per loro non far conoscere quanto avevano visto. In tutti questi modi la paura, che agli italiani viene facilmente, è una grande alleata del Partito Comunista. A questo proposito, questa malattia della paura alla quale gli italiani sono così predisposti, si aggiungeva alla difficoltà di mantenere l’ordine pubblico. Contro i banditi mai siamo riusciti a mettere insieme delle prove...


« Il panorama è brutto. Dobbiamo attenderci che ogni specie di pressioni e di violenze sarà usata per dare un responso favorevole alle sinistre alle prossime elezioni. La polizia e l’esercito sono insufficienti, la gran maggioranza delle armi esistenti nel paese sono nelle mani dei comunisti e la campagna non si è ancora iniziata».

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