NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 5 febbraio 2012

150 - Francesco II di Borbone: Là dove finisce e inizia il Sud Italia.


giovedì 15 dicembre 2011 di Renata De Lorenzo

L’emblematica e controversa figura di Francesco II, ultimo re dei Borboni, è esemplare di quella decadenza del sud Italia che aprì le porte ai Savoia e alla definitiva unità d’Italia. Anche da lì ha origine l’ancora irrisolta forte distanza tra il Nord e il nostro Mezzogiorno.
Un contributo di Renata De Lorenzo, docente di storia contemporanea – Università Federico II di Napoli
Nell’ultimo giro per Napoli, in carrozza scoperta, a fianco di Maria Sofia, Francesco II tocca con mano i primi effetti dell’imminente cambiamento di regime. Prevale tra la gente una certa indifferenza, espressa in qualche cenno di saluto, senza manifestazioni né di ostilità né di favore, ma già le insegne dei gigli borbonici sono rimosse e compaiono nei caffè le bandiere con la croce dei Savoia. Il sovrano parte da Napoli lasciando il tesoro dello Stato e i suoi depositi personali.
E’ questa la percezione finale, sotto tono in cui l’antagonista del re è una struttura di relazioni sociali e politiche, che si confronta con la dimensione dell’individuo. Le dinamiche nella fase cruciale 1859-60 (II guerra d’indipendenza, spedizione dei Mille, crollo del Regno delle Due Sicilie) interagiscono su piani molteplici e coesistenti, manifesti o latenti: la patologia psicologica del re che condiziona il rapporto interpersonale e le modalità della politica; il contrasto intra e intergruppi, borbonici e liberali; i rapporti politici nazionali e internazionali.

1. La dimensione dell’individuo: patologia e crisi dinastica
Il conflitto interpersonale si precisa nel rapporto con parenti, amici, collaboratori, nemici, sullo sfondo della macrodimensione della guerra. Subentrato a Ferdinando II il 22 maggio 1859, a 23 anni, mentre il paese ancora gode di un certo credito internazionale presso le cancellerie europee che ne legittima la continuità dinastica e avalla il matrimonio con Maria Sofia, Francesco II si trova a capo di un regno minato dall’isolamento cui lo aveva relegato il padre dopo il congresso di Parigi del 1856.
Meno intelligente del genitore, sia per carattere che per inesperienza, non è l’uomo idoneo per la difficile situazione del momento. La crisi non è solo congiunturale, ha radici profonde sì che anche un altro sovrano, con diverso carattere, difficilmente avrebbe salvato il regno. A ciò si aggiunge l’immagine del re imbelle, creata innanzitutto dalla famiglia, dagli zii Luigi, conte d’Aquila e Leopoldo conte di Siracusa; quest’ultimo, di idee filoliberali, ha inutilmente spinto il nipote a sottrarsi alla camarilla di corte, mutando politica. Intrighi della Polizia hanno tentato del resto di far dichiarare erede al trono il fratellastro Luigi, conte di Trani. Diffusa è l’ ironia sulle sue manie religiose, sulle modalità bigotte e superstiziose di vivere l’educazione cattolica e il ricordo della madre, la «Reginella santa», Maria Cristina di Savoia. Nocivo è anche l’ affettuoso ma equivoco soprannome «Lasa», diminuitivo di «Lasagna» (per la predilezione per il piatto o per il suo colorito pallido), datogli dal padre, uomo dalla personalità prepotente, invadente e oppressiva. L’epiteto di «Franceschiello» sintetizza la scarsa presenza dell’individuo. Insicurezze e assenze, legate ad un carattere abulico, che al contrario si esprimono nelle lettere private in sfoghi violenti.

Diviso fra il partito di corte, facente capo alla matrigna, Maria Teresa, a personaggi del mondo ecclesiastico e militare, e quello riformista della moglie, di Carlo Filangieri e del principe Leopoldo, il nuovo sovrano finisce per adagiarsi in un immobile conservatorismo. Ben presto elimina ogni ipotesi di conflittualità: condizionato dagli ambienti conservatori, dalla sfiducia verso la monarchia dei moderati, sia esuli che rimasti nel paese, si dichiara neutrale nel conflitto scoppiato contro l’Austria, nonostante le pressioni di Napoleone III perché intraprenda una politica di riforme, dia una Costituzione e si allei col Piemonte.
Il matrimonio non felice con la diciottenne Maria Sofia di Baviera,da lui molto diversa per fascino personale e carattere, finisce anch’esso per evidenziare un ruolo marginale e «debole» della componente maschile nella coppia. La donna è esuberante, allegra, sportiva, Francesco è indifferente a qualsiasi esercizio fisico, taciturno e depresso, cattolico bigotto. A Gaeta, ella svolgerà un consapevole ruolo da regina che perpetuerà con determinazione anche dopo la fine del regno.
[...]

http://www.altritaliani.net/spip.php?article929

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