NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 11 dicembre 2015

La peggiore costituzione


Gianni Pardo

Domenica, 6 Dicembre 2015 
Non è possibile dire che abbiamo la peggiore Costituzione del mondo non perché l’affermazione sia scandalosa, ma perché per farlo bisognerebbe conoscerle tutte. E già questa osservazione ha sempre reso stupida l’affermazione che essa fosse “la migliore del mondo”. Lasciando da parte questi proclami infantili (“la mia mamma è più bella della tua) ci si può chiedere seriamente se la nostra Costituzione non abbia danneggiato e continui a danneggiare l’Italia.
La prima obiezione che si potrebbe fare a questa tesi è che una legge può danneggiare un Paese solo nel caso in cui sia presa sul serio. Per esempio non si è preso del tutto sul serio l’art.53 nel quale si dice che ogni cittadino deve contribuire alle spese dello Stato, cioè pagare le tasse. Infatti ognuno, per quanto possibile, ha cercato di violarlo.
Per parecchi decenni non si è data attuazione all’art.40, che avrebbe limitato le facoltà dei sindacati in materia di sciopero, e nessuno (salvo alcuni cittadini esasperati) se ne è mai seriamente lamentato.
Purtroppo invece gli italiani hanno preso sul serio gli articoli di cui avrebbero dovuto limitarsi a sorridere. E sono questi che hanno danneggiato l’Italia.
Per cominciare, una Costituzione – legge suprema dello Stato – dovrebbe avere carattere giuridico e non ideologico. Invece la nostra è un concentrato di buone intenzioni e alti ideali, necessariamente destinati a suscitare aspettative eccessive (e regolarmente deluse). E questa è già di per sé una mala azione. Inoltre la legge fondamentale (Grundgesetz, dicono i tedeschi) non è per nulla realistica, nemmeno dove sarebbe necessario: dire, come fa la nostra all’art.11, che l’Italia “ripudia la guerra”, è pressoché assurdo. È come se un cittadino dicesse che ripudia la malattia. Per giunta l’Italia non vuole la guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, come se mai uno Stato avesse ammesso di aver fatto una guerra per un motivo così futile e assurdo.
Ma nel testo si trovano sciocchezze anche peggiori di questa.
Il diritto al lavoro (art.4), per esempio. Un diritto è qualcosa che posso richiedere al giudice di applicare in mio favore. E poiché per il lavoro non è possibile, il lavoro non è un diritto. Scrivendo queste parole si volevano forse fare arrabbiare ancora di più i disoccupati? È vero che quel testo, prudentemente, avverte che la Repubblica “promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”, ma, appunto, se un diritto non è “effettivo”, che diritto è? All’università si insegna che un impegno del tipo: “Ti pagherò quando potrò” non ha valore giuridico. Chi ha scritto la Costituzione non aveva studiato materie giuridiche? Ma è vero che lo stesso articolo è così ideologico che prosegue assegnando ad “ogni cittadino [ha] il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Il che corrisponde a dire che chi non ha bisogno di lavorare e se la gode viola la legge. Per fortuna si tratta di una legge da non prendere sul serio.
Un ultimo esempio, anche perché, come dicevano i romani, ex uno disce omnes, se ne conosci uno capisci come sono anche tutti gli altri. Il diritto d’asilo, secondo l’art.10, deve essere garantito allo “straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”. Chi ha stilato la Costituzione si è reso conto che la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo non fruisce delle nostre libertà democratiche? Quell’articolo corrisponde a dire che l’Italia dovrebbe concedere l’asilo politico a chiunque, eccettuati gli inglesi, i francesi, gli americani e gli altri pochi che hanno diritti simili ai nostri. Non sarebbe stato più realistico dire che l’asilo politico andava concesso a chiunque, nel suo Paese, rischiasse la vita o il carcere per motivi politici? Sarebbe ancora rimasto un numero sterminato di Paesi, ma almeno non avremmo scritto un articolo velleitario.
In questi giorni in Turchia sono stati arrestati dei giornalisti, a quanto dicono perché avevano criticato troppo il governo. Che facciamo, concediamo l’asilo politico a ottanta milioni di turchi, se si presentano a Otranto?
La nostra Costituzione può essere variamente giudicata, ma sembra veramente poco probabile che sia la migliore del mondo.

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