NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 21 dicembre 2016

Monarchia Sociale e Comunità Nazionale

 Mozione della corrente di Sinistra Sociale al II Congresso Nazionale del 
Partito Nazionale Monarchico

IL II CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO NAZIONALE MONARCHICO

AFFERMA

1) che il punto focale della situazione nazionale è attualmente costituito non da problemi politici che possano risolversi sulla base di blocchi, pregiudiziali, discriminazioni di carattere ideologico, ma dal problema economico-sociale, la cui gravità si accresce progressivamente per l'accrescersi della distanza tra le poche grandi ricchezze e la miseria estesa ad una vastissima aliquota della Comunità nazionale, per lo scarso potere di acquisto delle classi medie e popolari, per il prepotere - dietro lo schermo di vantate necessità ideologiche, e di non confessate nè confessabili solidarietà e compromissioni politiche - del grande capitalismo, spesso legato ad interessi finanziari e politici stranieri, per la disordinata contraddittorietà e la sostanziale nullità della politica economica e sociale sin qui menata dai Governi che si sono succeduti in regime repubblicano, per la perdurante mancanza di qualsiasi statuto sociale del popolo italiano, quale gli deriverebbe da una organica legislazione sindacale;

2) che in tale gravissima situazione economico-sociale, come nelle speculazioni propagandistiche e demagogiche cui essa offre facilissime e numerosissime occasioni, è da ricercarsi la prima e principalissima causa del progressivo dilatarsi dell'elettorato social-comunista, onde il problema dei progressi del Comunismo in Italia è problema che non può risolversi se non dopo, o almeno contemporaneamente, a quello posto dal prepotere capitalistico e dalla necessità di infrenarlo, ed a risolvere il problema del Comunismo non tanto possono valere restrizioni delle libertà democratiche e misure di polizia - che anzi lo esasperano - quanto può e deve valere una direzione della Cosa Pubblica che sia sollecita a risolvere i problemi economici e sociali pendenti, ed a risolverli in spirito di solidarietà nazionale e di giustizia sociale, pronta ad attuare le necessarie riforme di struttura così in alcuni settori dell'amministrazione statale come nell'apparato produttivo della Nazione e nelle leggi che lo regolano, ed aperta ad un leale operante colloquio con tutte le categorie produttrici e lavoratrici, senza pregiudiziali classiste e possibilmente al di fuori di qualsiasi interposizione di partiti politici e dei loro particolaristici interessi;

3) che il PNM - fedele interprete delle tradizioni nazionali e sociali della Monarchia risorgimentale di Casa Savoia, e geloso custode degli interessi perenni e degli auspici futuri dell'Istituto Monarchico, i quali non possono essere legati né a transeunti situazioni istituzionali né agli interessi di classi e di forze economico sociali che già una volta lo tradirono, e che non rispondono al comune interesse della Nazione - deve rivendicare a se stesso, coraggiosamente ed energicamente, l'iniziativa politica e legislativa di quella riconversione della vita economico-sociale della Comunità nazionale italiana che risponde insieme alla obiettiva situazione di fatto - e ad una urgenza di giustizia sociale e di solidarietà nazionale, e che può tuttora venire effettuata, nella collaborazione di tutte le forze sanamente operanti, su fondamenta nazionali, cristiane e popolari.

E PERTANTO AFFIDA AGLI ORGANI CHE IL CONGRESSO ELEGGERA' ALLA RESPONSABILITA' DI GUIDARE IL PARTITO ED Al SUOI GRUPPI PARLAMENTARI IL PRECISO MANDATO DI ATTUARE IL COMPITO COSI’RIVENDICATO Al. PNM IN NOME DELLA NAZIONE E DELLA CAUSA, ASSUMENDO, CON LE CONSEGUENTI POSIZIONI POLITICHE E PARLAMENTARI, UNA LINEA SOCIALE ED ECONOMICA LA QUALE CONDUCA:

Alla attuazione di una politica sociale decisa e realistica che senza tergiversazioni né infingimenti, predisponga i mezzi ed i sistemi necessari per effettuare una più equa ripartizione proporzionale del reddito (patrimoniale, di lavoro, professionale) secondo funzioni, capacità e rendimento, attribuendo così a ciascun partecipante alla Comunità nazionale la quota attribuibile a seconda della sua funzione o posizione sociale di proprietario, di tecnico, di professionista, di lavoratore, di indigente, di invalido, di vecchio, e così che tale quota ,sia per ciascuno - e per ciascun nucleo familiare, non mai inferiore al minimo vitale necessario.

RIFORMA FISCALE

Pertanto:

A) Nella strutturazione del sistema fiscale occorre invertire l'attuale situazione di preminenza tra imposte indirette e le dirette, riservando il maggior gettito fiscale alla imposizione diretta, che colpisca i redditi in scala progressiva, senza pero intaccare né il capitale da cui il reddito deriva, né quelle quote di reddito delle quali si possa dimostrare l’utilizzazione diretta in nuovi investimenti produttivi ed in una espansione

delle occasioni di lavoro. Nel nuovo ordinamento della imposizione diretta occorre altresì riformare, oltre ai metodi di accertamento che devono essere sempre ispirati alla lealtà tra contribuente e Fisco, ed alle aliquote che devono essere realisticamente non confiscatrici, la attuale proporzione, iniquamente squilibrata, tra l'imposizione che colpisce i redditi dell'agricoltura - esosamente chiamati a sopportare un - carico confiscatore - e quella che dovrebbe colpire i redditi degli affari finanziari ed i redditi industriali, conservando, anche a questo scopo, la nominatività dei titoli azionari. Nella riduzione della imposizione indiretta, occorre (provvedendo a concedere un'altra area fiscale ai Comuni ed a concederne una alle Provincie per l'assolvimento dei loro compiti) avere soprattutto di mira la riduzione delle imposte di consumo, e l'abolizione di quelle tra esse che gravano sui consumi popolari più diffusi insieme che su prodotti fondamentali della nostra economia agricola o artigiana. Gli stessi problemi si pongono per l’IGE.

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