NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 24 aprile 2018

Il Re Nuovo a Palazzo Reale di Genova


Genova – Un Re “nuovo” per la sua decisione di concedere una sorta di Costituzione al Regno di Sardegna, lo “Statuto Albertino” ma anche per la sua decisione di trasformare la dimora patrizia di Gerolamo Durazzo nella grande reggia che oggi porta il nome di Palazzo Reale .
Il Museo di via Balbi celebra la figura di Carlo Alberto con una mostra a lui dedicata che resterà visitabile sino al 29 luglio nell’appartamento dei principi ereditari, al primo piano nobile del palazzo.

Una raccolta di cimeli, di documenti e dipinti che ritraggono il re che più di ogni altro contribuì a disegnare e definire la fisionomia del Palazzo. Una mostra allestita nell’appartamento modificato e arredato per ordine di Carlo Alberto, nel 1842, in occasione delle nozze dei duchi di Savoia Vittorio Emanuele e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
Primo re di Sardegna del ramo dei Savoia-Carignano, Carlo Alberto è stato una figura chiave nella storia del palazzo genovese come per quella del Regno di Sardegna e del futuro Regno d’Italia.
Ritratti su tela, su cammei e miniature, avori e porcellane, si alternano a busti in marmo e bronzo dorato, stampe e disegni, documenti e libri, arredi e oggetti preziosi fissano l’iconografia del sovrano, sia quella ufficiale, sia quella più intima e familiare, fermando i punti salienti della biografia del re, della regina Maria Teresa e dei figli, sullo sfondo della storia della nazione nascente, ma soprattutto attraverso i suoi rapporti con Genova e la reggia genovese.
Un itinerario che lega dunque le opere provenienti da gallerie pubbliche e raccolte private (spesso inedite o esposte qui per la prima volta) alle collezioni permanenti del palazzo.
Una storia raccontata “per oggetti” che racconta dei molti passaggi del Re per la città di Genova. Dai lavori per trasformare il l'edificio sino all’ultimo, da Oporto, in Portogallo, dove si era rifugiato in esilio, dopo la sanguinosa sconfitta di Novara che lo portò ad abdicare, al Porto di Genova, a calata Darsena, a bordo di un enorme sarcofago galleggiante che arriverà nello scalo genovese il 4 ottobre 1849. Qui il corpo imbalsamato del re venne celebrato con tutti gli onori nella cattedrale di San Lorenzo prima del trasferimento nella cripta della Basilica di Superga, a Torino, dove tuttora riposa.
Passeggiando per le sale dell’appartamento dei principi ereditari si scoprono effigi che lo ritraggono giovane, bello, elegante, promesso a un brillante avvenire e ritratti in maestà, circondati dai simboli del potere assoluto. Dalla tela dipinta dai giovani pittori del Regio Istituto dei Sordomuti di Genova sostenuto dal sovrano, agli stucchi di Santo Varni del Gran Salone da Ballo che riaccendono i fasti delle feste genovesi per il reale matrimonio del 1842. Dalle volte affrescate dai migliori pittori dell’Accademia Ligustica, alla carrozza commissionata dopo il 1831 e tuttora esposta nell’atrio del palazzo.
Idealista e romantico, ultimo difensore della regalità di antico regime e padre dello Statuto Albertino, travolto da rivolgimenti storici spesso traumatici, Carlo Alberto, "Re Nuovo" per la circostanza in gran parte inaspettata di salire al trono all’esaurirsi della genealogia principale di Casa Savoia, primo rappresentante di un ramo cadetto che avrà in destino il trono d’Italia, “nuovo” per essere il primo della dinastia a orientarne la politica in una prospettiva tutta italiana, e “nuovo” infine, per aver rinnovato in modo indelebile e irreversibile l’aspetto e le funzioni del Palazzo Reale di Genova.

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